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Crepet: “Volete un cielo senza nuvole per i vostri figli? Bambini e adolescenti devono sognare, esplorare, alzare lo sguardo…”

Aggiornamento: 11 set

Scopri perché lasciare spazio ai sogni e alle sfide è la chiave per trasformare i vostri figli in persone forti, curiosi e pronti a vivere davvero...

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“Voi cosa volete per i vostri figli, un cielo senza nuvole?”, a porre questa domanda è Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, che durante una sua conferenza ha davanti a sé un pubblico di genitori, madri e padri che sta crescendo giovani sempre più fragili e incapaci di destreggiarsi tra le curve della vita.

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L’esperto non ha alcuna riserva nel dire loro “state rendendo tutto piatto”, secondo voi, “Dovremmo dire amore mio non ti sforzare”. Ma l’esperto spiega che non è questo il giusto approccio per relazionarsi ad un bambino, ad un giovane. Le fasi della preadolescenza e adolescenza sono opportunità, esperienze nelle quali i ragazzi devono poter curiosare, stare “con il naso all’insù”, avere sogni, ideali che l’iperprotettività genitoriale sta uccidendo. Crepet, inoltre, durante il suo intervento si lascia andare ad un aneddoto e afferma: “Io mi ricordo una signora sulla rete di un campo da calcio che ha detto al figlio che stava giocando: “corri piano perché sennò sudi. Avete capito come non si educa un bambino?”.

È questo atteggiamento servizievole e remissivo che sta rovinando le generazioni, secondo Crepet, i genitori preferiscono avere figli “amorfi”, non “sudati”, non ribelli, senza voglia di scoprire il mondo, di farsi male per imparare a rialzarsi, senza quella tipica luce negli occhi di chi vuole cogliere e conquistare ogni attimo della vita.

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Ed è così che arriviamo a dare una risposta alla domanda iniziale: “Voi cosa volete per i vostri figli, un cielo senza nuvole?”, una vita senza sconfitte, senza perdite, senza delusioni, solo vittorie sterili e finte che non hanno nulla a che vedere con il coraggio e la resilienza. L’esperto afferma che una vita così è impossibile, non esiste e soprattutto non educa e conclude il suo intervento: “ Il mare è bello perché a un certo punto ci sono degli scogli. Il mare è bello perché a un certo punto arrivi ad un porto. Rimane bello perché è coraggioso attraversarlo, perché è speranza”.

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di NATALIA SESSA

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