Recalcati: “Un buon insegnante accende negli studenti il desiderio di sapere e li guida oltre l’apparenza, stimolando in essi la crescita, l'apprendimento e la formazione a scuola”
- La Redazione

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"Un bravo maestro non è colui che si limita a trasmettere i contenuti del sapere; un bravo maestro è colui che accende nei suoi allievi…”

Nella società moderna, nonostante l'evoluzione e i progressi raggiunti nei più diversi ambiti, ci ritroviamo, nostro malgrado, a dover affrontare concetti quali l'ignoranza. Può sembrare assurdo ed inverosimile, eppure non lo è! L'ignoranza, infatti, non consiste soltanto nel non possedere titoli di studio, bensì nel non essere animati, spinti, protesi verso il sapere. Manca, nella realtà odierna, l'amore per il sapere e per la ricerca stessa del sapere che ha animato le più antiche generazioni e che ha partorito le teorie filosofiche e letterarie che costituiscono il nostro più grande bagaglio e patrimonio culturale.
Su tali aspetti si è soffermato lo psicoanalista e saggista italiano Massimo Recalcati, sancendo una distinzione di fondamentale e singolare importanza: "Noi dobbiamo distinguere due forme dell'ignoranza. C'è l'ignoranza che rifiuta la ricerca della verità perché suppone di possedere la verità ed in questo caso l'ignoranza sarebbe un ostacolo alla conoscenza. E dall'altra parte invece, come direbbe Niccolò Cusano, che parla di dotta ignoranza, c'è l'ignoranza come motore che anima la ricerca della verità".
Ed è proprio quest'ultima, quell'ignoranza proficua, che deve spingerci oltre l'apparenza e l'aspetto esteriore, ben oltre l'involucro, fino a giungere al nucleo, al nocciolo della conoscenza più intrinseca. Tali principi, tuttavia, sono, senza ombra di dubbio, avulsi dalle attuali generazioni, tutte prese da una mera spettacolarizzazione della realtà.
Sempre Recalcati si è poi soffermato su di una lettera inviata da Don Milani ad una professoressa, nel cui corpo viene sottolineato come "il problema non è tanto quello di appropriarsi del sapere...ma è far circolare il sapere, è dare il sapere, è trasmettere l'amore per il sapere".
Don Milani non fa altro che insegnarci che il sapere non va posseduto, non deve essere oggetto di una smania di bramosia ma va trasmesso quale vera e propria forma di amore: "Non si tratta di possedere il sapere ma di darlo”. Ma cosa significa dare il sapere? Significa trasmettere il valore del desiderio di sapere.
Don Milani si riferisce, evidentemente, al concetto di desiderio di sapere invocato da Giordano Bruno, il quale si opponeva ad ogni forma di dogmatica.
Insomma, diviene fondamentale la figura dell'insegnante, che non deve semplicemente trasmettere il sapere. Infatti, "un bravo maestro non è colui che si limita a trasmettere i contenuti del sapere; un bravo maestro è colui che accende nei suoi allievi il desiderio di sapere ed il desiderio di sapere è il vaccino più formidabile nei confronti del delirio dell’ignoranza”.
Pertanto, compito primario della scuola e degli insegnanti è proprio quello di accendere nei più giovani la ricerca e l'amore per il sapere, spronandoli a non fermarsi alla mera apparenza, in modo da evitare che l'ignoranza possa rappresentare un ostacolo subdolo per la propria crescita intellettuale e morale.
Il maestro, dunque, è colui che riesce a ritrovare, in ogni lezione, una nuova scintilla. È l’amore per il sapere che gli impedisce di ripetersi, che lo spinge a imparare ancora, mentre accompagna i suoi allievi lungo il cammino della conoscenza. Forse è proprio questo il segreto del sapere: non possederlo, ma lasciarlo circolare, come un dono che continua a trasformare chi lo riceve e chi lo offre. Perché sapere non significa accumulare nozioni, ma continuare a cercare, a interrogarsi, a desiderare.
E in fondo, è solo questo desiderio, fragile ma tenace. che ci tiene lontani dal buio dell’ignoranza.
di VALENTINA TROPEA






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