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Crepet, "perché i giovani devono imparare a cadere sette volte per rialzarsi otto: la forza della resilienza"

Aggiornamento: 4 giu

La vita non è un “chilometro zero”: ogni esperienza, incontro e sfida costruisce chi siamo. I ragazzi devono scoprire il valore del rischio e della ripartenza, per diventare grandi davvero...

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Quante volte hai provato a inseguire un sogno, sperando che tutto andasse per il verso giusto, per poi cadere e sentirti sconfitto? È proprio in quei momenti, spesso dolorosi, che si misura la vera grandezza di una persona. È la capacità di rialzarsi, di ripartire, di trasformare le difficoltà in opportunità.

Viviamo in una società che pone al centro l’efficienza, la produttività e il successo rapido. I giovani, in particolare, sembrano spesso attratti da valori come la sicurezza, la comodità e il desiderio di ottenere risultati eccellenti senza dover affrontare grandi fatiche. Questo atteggiamento però rischia di soffocare quella scintilla di passione e quella spinta al cambiamento che dovrebbero animare ogni esistenza.

Il sociologo e psichiatra Paolo Crepet ci offre una riflessione preziosa: “La vita è l’opposto del ‘chilometro zero’: i ragazzi dovrebbero imparare a contare le persone conosciute, le situazioni vissute e i luoghi visti, le discussioni fatte e le novità scoperte.” In altre parole, ogni esperienza, anche quella più difficile o scomoda, è un mattoncino fondamentale nella costruzione della propria identità. È un percorso che non si esaurisce mai, e che nasce dalla volontà di voler pretender qualcosa di autentico, pensato e progettato da sé.


Purtroppo, in molti casi, i giovani preferiscono rimanere nella loro zona di comfort, evitando il rischio e rinunciando a vivere pienamente. Come ammonisce Crepet:

“Se si ascolta la fatica ancor prima di averla misurata, si rischia la bonaccia esistenziale che per un giovane è il peggio che si possa augurare.” Questa “bonaccia” è una stagnazione, una mancanza di movimento interiore e di crescita.

Spesso i genitori, mossi da un legittimo desiderio di protezione, tendono a facilitare troppo il cammino dei figli, abbassando metaforicamente il ponte levatoio di casa.

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Ma Crepet ci ricorda che

“compito di un genitore non è quello di tenere sempre abbassato il ponte levatoio nella speranza di veder ricomparire i figli delusi da un tentativo che non è andato bene.” L’amore vero passa anche dal lasciare che i figli affrontino le difficoltà, gli errori, le sconfitte.

Ciò che davvero serve insegnare ai giovani è che nulla è scontato, che ogni passo richiede impegno, coraggio e creatività. Ogni caduta deve essere intesa non come un fallimento definitivo, ma come una tappa di un viaggio più grande, che forma la loro forza interiore.


Prendiamo il caso di molti giovani che, davanti alla prima difficoltà — una bocciatura, un esame fallito, un colloquio andato male — scelgono di ritirarsi, di abbandonare la strada intrapresa o di accontentarsi di una via più facile. È come se la paura di fallire fosse più forte della voglia di provarci ancora. Ma la storia è piena di esempi opposti: da grandi innovatori e artisti a persone comuni, sono proprio gli errori e le cadute a segnare il cammino verso il successo e la realizzazione personale.

È importante anche riconoscere come ogni fallimento possa insegnare qualcosa di unico, che nessun successo immediato può offrire. Come diceva Thomas Edison, che ha fallito migliaia di volte prima di inventare la lampadina: “Non ho fallito. Ho solo trovato 10.000 modi che non funzionano.”


Questa mentalità, quella di vedere l’errore come un’opportunità di crescita, va coltivata fin dalla giovane età, accompagnata da una rete di supporto che sappia sostenere senza sostituirsi, che incoraggi senza sostituire la responsabilità personale.

Come conclude Crepet, “la grandezza di una persona non si misura soltanto su ciò che costruisce, ma anche sulla sua capacità di ricominciare; la vita insegna che si cade sette volte per rialzarsi otto.” È questa resilienza, questa volontà di non arrendersi mai, che fa la differenza tra chi vive una vita piena e autentica e chi si limita ad esistere.

In un mondo in cui tutto sembra muoversi sempre più veloce, forse è proprio il coraggio di osare, di sbagliare e di rialzarsi che può restituire ai giovani la libertà di essere se stessi, con tutte le loro imperfezioni, potenzialità e sogni da realizzare.

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 di Natalia Sessa

 
 
 

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