Ci si chiede allora quali siano le caratteristiche imprescindibili perché un insegnante possa essere definito dai suoi allievi come un buon insegnante, capace di affascinare, sedurre, appassionare...
Gli adolescenti, nel loro processo evolutivo e di crescita, trascorrono molto del loro tempo a scuola, luogo formativo, di aggregazione, dove ciascuno inizia a sviluppare una propria identità, cominciando a comprendere cosa significhi agire responsabilmente.
Ecco allora la necessità di una buona pedagogia e non di una pedagogia autoritaria, così come sottolineato dallo psichiatra e sociologo Paolo Crepet.
L'educazione rappresenta un fattore molto importante nel processo evolutivo dei giovanissimi ed è fatta di regole e della capacità di farle rispettare senza ricorrere ad inutili esercizi di autoritarismo ma al coraggio ed alla coerenza nel voler provare ad essere d'esempio.
Gli insegnanti ed i genitori, maestri di vita, devo agire coerentemente, assumendosi la responsabilità delle proprie azioni, riscoprendo l'importanza dell'ascolto, del dialogo, della comunicazione, ristabilendo quel giusto equilibrio tra educatore ed educando.
Diviene, allora, fondamentale recuperare quelle forme di autorevolezza non disgiunte dalla severità e coniugate con la coerenza.
"Autorevolezza: ossia l'arte di dare e ricevere fiducia per accompagnare i giovani alla scoperta di sé e del loro futuro, non di condurli lungo piste già percorse (ciò che hanno fatto alcuni cattivi maestri: seduttori, non maieuti), così ribadisce Crepet senza alcuna esitazione.
Ci si chiede allora quali siano le caratteristiche imprescindibili perché un insegnante possa essere definito dai suoi allievi come un buon insegnante, capace di affascinare, sedurre, appassionare, facendo riscoprire agli studenti la curiosità per le piccole cose, l'amore per la cultura e, più in generale, per il sapere.
L'insegnante potrebbe, quindi, essere equiparato ad un pifferaio magico "che riesce a incantare l'anima di ognuno dei suoi allievi senza forzature, senza costrizioni, con la leggerezza di un falco nell'aria", queste le considerazioni dello psichiatra.
Il buon insegnante ascolta i suoi allievi per comprendere fino in fondo i loro bisogni, ed è in grado di dire cose importanti senza enfasi o retorica, non utilizza artifici ma solo la sua mirabile presenza, accogliendo al mattino ragazzi annoiati ed apatici e trasformandoli in giovani innamorati per il sapere.
"Questo significa educare: tirar fuori da ognuno qualcosa, un talento, una meravigliosa diversità", conclude Crepet.
D'altronde per capire come dovrebbe essere un insegnante basterebbe chiederlo ai bambini ed ai ragazzi: loro lo sanno.
Ecco perché i grandi maestri dovrebbero essere imitati: rappresentano pietre rare, preziose, che necessitano di tutela.
Il buon maestro ha un comportamento mite, non aggressivo, non è competitivo ma lento come il motore di un trattore; conosce l'empatia e l'alterna alla distanza: entra in sintonia con i ragazzi per sentire, di ognuno, le aspettative, i sogni, le paure, i blocchi,li elabora da adulto e restituisce risposte da comprendere e rispettare.
In definitiva, quindi, il messaggio che vuole trasmetterci Crepet è chiaro ed inequivocabile: l'insegnamento non è e non può essere un mestiere per chiunque, necessitano delle qualità che pochi possiedono, ma soprattutto occorrerebbe selezionare gli insegnanti in base alle loro attitudini così da manifestare il nostro amore ed il nostro rispetto nei confronti dei bambini e degli adolescenti.
di VALENTINA TROPEA
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