CREPET : COME ESSERE GENITORI FELICI? "RISPETTARE LA PRIVACY DEI FIGLI È IL PRIMO DEI PASSI DA COMPIERE PER EDUCARE LE NUOVE GENERAZIONI"
- La Redazione

- 7 set
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 8 set
Un genitore felice, contento e realizzato nel lavoro che fa, nella vita che fa, rispetta la privacy di un figlio. Prendersi cura di sé è l'atteggiamento che lo aiuta ad educare in modo corretto.

In questi giorni ha fatto molto discutere il caso verificatosi a Collegno, in provincia di Torino dove al culmine di una partita di calcio tra giovanissimi il padre di uno di questi entra in campo scagliandosi contro un giocatore, coetaneo del figlio, probabilmente per la mancata vittoria.
L’esperto di sociologia e psichiatra, Paolo Crepet, è intervenuto su tale argomento dichiarando: “in questo episodio ci sono due vittime, quella che riporta danni fisici e quella che riporta, invece, danni morali”. Ma cosa intende Crepet affermando questa frase? Innanzitutto l’esperto esprime la sua opinione sul nodo cruciale della vicenda che è la violenza, scaturita da un adulto nei confronti di un minore, a tal proposito Crepet afferma: “quando manca il futuro, quando c'è frustrazione arriva la violenza. La violenza è sempre un sintomo di impotenza. Quindi si insegna l'impotenza e naturalmente si raccoglie tempesta”. L’esperto non ha dubbi in merito, la violenza è sempre figlia della frustrazione e non ha nulla a che vedere con il gioco.
"E questo non solo nello sport, ma in generale, nella vita". Ma come siamo arrivati ad assistere a scene come queste ? L’esperto in risposta dichiara: “La prima cosa che mi chiedo è perché un papà va sulla gradinata ad assistere il figlio”, questo comportamento mina la privacy del minore.
Lo sport, come qualsiasi esperienza estranea al contesto familiare, secondo Crepet, deve essere vissuto unicamente dal giovane per permettergli di sperimentare le sue reazioni, la sua personalità in un ambiente estraneo, sconosciuto, soprattutto per venire a conoscenza di una nuova relazione, di un nuovo approccio ovvero quello con persone estranee ai componenti della famiglia. Inoltre afferma Crepet, questa supervisione costante non fa altro che aumentare le aspettative e produrre un’ eccessiva ansia da competizione nei giovanissimi. Riportando un suo esempio personale Crepet dichiara: “Mio papà non è mai venuto a vedermi giocare perché pensava giustamente che quello fosse un mio tempo, fosse il mio modo di esprimere le mie capacità di relazione, anche nel farli rispettare naturalmente”, inoltre ritornando alla vicenda e alle cause che hanno scatenato queste forti reazioni aggiunge, “ In generale questi sono genitori frustrati, perché un genitore felice, contento e realizzato nel lavoro che fa, nella vita che fa, non ha certo bisogno di andare a menare un portiere di 13 anni”.
Come dicevamo all’inizio, “In questo caso c'è da dire che la vittima non è solo il ragazzo picchiato, ma è anche il figlio di questo padre violento. Perché ha dovuto assistere a questo fatto, a questa scena vergognosa”. Il genitore che ha tentato di “proteggere” suo figlio usando la violenza in realtà non ha fatto altro che creare un danno morale e psicologico grave al minore che ha assistito a questa deplorevole scena. Inoltre conclude il suo intervento Paolo Crepet:
“Il genitore violento, iper presente nella vita, non permette al figlio di crescere. L'errore fondamentale di questi genitori è che non fanno crescere i figli. E questo è un danno enorme. Dare tutto, difendere da tutto non solo dal campo da calcio, ma anche dal liceo, dalla scuola, qualsiasi altra cosa, è un danno, perché “io sono solo quello, per tutti, difeso” e questo viene identificato da tutti come un'identità molto fragile”.
di NATALIA SESSA






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Questa volta veramente non posso che essere pienamente d'accordo con Crepet .. non sempre lo sono perlomeno completamente, ma ora sottoscrivo tutto!!!