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Benedetta Rossi e il Natale degli anni ’80: un racconto che commuove e ci riporta a casa

Tra la casa dei nonni, il tavolo che si allunga e i ricordi dell’infanzia, Benedetta Rossi rievoca un Natale fatto di presenza, attesa e famiglia...

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Benedetta Rossi, in un video intenso e profondamente autentico, ha scelto di aprire il suo cuore e di condividere con tutti noi un ricordo intimo: il Natale della sua infanzia, quello vissuto negli anni ’80, nella casa dei nonni. Un racconto semplice, ma carico di emozioni, che parla di famiglia, di attesa, di tempo condiviso e di quella serenità che oggi spesso rincorriamo senza riuscire ad afferrare.

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A tal proposito Benedetta racconta: “Le immagini che avete visto le ho girate nella casa in cui sono cresciuta e quello è l’appartamentino di nonno e nonna. Il Natale lo festeggiavamo sempre lì, in quella stanza. Quel tavolo si allungava, noi ci stringevamo e in quella stanza riuscivamo a starci quasi in venti persone.”

Parole che restituiscono immediatamente il senso di un Natale vissuto come incontro, come spazio che si allarga nonostante tutto, come scelta di stare insieme. Non una festa perfetta, ma una festa vera, fatta di persone che si stringono, di voci che si intrecciano, di calore umano.


Nel suo racconto Benedetta si sofferma poi su uno dei simboli più potenti di quei Natali: il fuoco acceso all’alba, presente tutti i giorni di festa. “Quel caminetto la mattina si accendeva molto presto. Di solito lo accendeva nonno e ci si metteva il ciocco di Natale, un pezzo di legno bello grande che doveva durare per tutte le feste.”

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Un gesto semplice, ma carico di significato. Il tempo non si consumava in fretta, si custodiva. Anche il fuoco aveva il compito di accompagnare, di scaldare lentamente, di restare. La preparazione della tavola diventava anch’essa un rito, un atto di cura e di rispetto verso quel giorno speciale. “La tavola veniva apparecchiata molto presto, molto prima di mezzogiorno. Si tirava fuori il servizio bello, quello che si usava solo per le grandi occasioni, la tovaglia lunga che doveva coprire tutto il tavolo, e mi ricordo anche un centrino rosso al centro.” Non era solo una questione estetica. Era un modo per dire che quel momento contava, che le persone che si sarebbero sedute lì erano importanti. E anche l’attesa, per i più piccoli, aveva un valore educativo profondo.


“L’antipasto si preparava in anticipo sul piattino e poi si copriva con il piatto fondo, un po’ per conservarlo e un po’ per evitare che i bambini spizzicassero qualcosa prima del tempo.”

Nel racconto di Benedetta emerge poi uno dei momenti più teneri e commoventi: quello della letterina, nascosta sotto il piatto, letta ad alta voce tra l’emozione e la vergogna.

“La letterina la nascondevamo sotto al piatto. Quando veniva tirata fuori e letta ad voce alta, io mi nascondevo sotto al tavolo perché mi vergognavo tantissimo.” È un ricordo che colpisce per la sua semplicità e per la sua forza emotiva. Un gesto piccolo, quasi ingenuo, che racconta però qualcosa di profondo: qualcuno che si prendeva davvero il tempo di guardare un bambino, di ascoltarlo, di dare valore alle sue emozioni, senza fretta, senza distrazioni.

Dopo quel momento, il Natale proseguiva così com’era iniziato: lentamente, senza la necessità di fare altro, senza programmi da rispettare. Il tempo non veniva riempito, ma semplicemente vissuto.

“Non si faceva niente di straordinario, però io ho dei ricordi molto belli del Natale di quegli anni. Giornate piene di calore, i sorrisi, la voglia che avevamo di stare tutti insieme.”

Benedetta non idealizza il passato. Ricorda, con lucidità, che non erano anni facili. Ma proprio per questo quel giorno aveva un valore ancora più grande.

“Non erano anni facili per i nostri genitori e per i nostri nonni, però loro non lo facevano mai pesare. Quel giorno era sacro, si sentiva proprio tanto la famiglia.”

Il suo racconto si chiude con una riflessione che parla direttamente al presente e al futuro. Oggi i tempi sono cambiati, ma i bisogni profondi delle persone restano gli stessi.

“Oggi andiamo tutti un po’ più di fretta, ma io sono convinta che l’essenza e i bisogni delle persone siano rimasti gli stessi. Tutti abbiamo ancora bisogno di serenità e di momenti condivisi con i nostri cari.”

Ora siamo noi gli adulti. E, come ci ricorda Benedetta, abbiamo una responsabilità grande: creare per i bambini di oggi quei ricordi che un giorno sapranno scaldare il loro cuore.

“Credo che abbiamo il compito di regalare ai bambini di oggi la serenità che meritano e creare con loro dei ricordi speciali. Forse è proprio questo il dono di Natale più bello che possiamo fare.”

Per te, lettore che ci segui: c’è un ricordo di Natale della tua infanzia che ancora oggi ti fa sentire a casa? Un gesto, una voce, una stanza che non hai mai dimenticato?

Scorri in basso e raccontaci la tua esperienza nei commenti, anche in forma anonima. Condividere può aiutare altri a fermarsi, emozionarsi e ritrovare ciò che conta davvero.

A seguire il video integrale di Benedetta Rossi

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di Natalia Sessa

3 commenti


Ospite
15 minuti fa

Un augurio a tutte le persone di questo mondo le auguro di ❤️ buon fine 2025....e un buon 2026 che sia x tutti ricco d'amore verso il prossimo..regalate amore a dismisura che non costa niente..al contrario

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Ospite
20 minuti fa

Il natale un festa importante da trascorrere in famiglia con il mio papà che non c'è più e mi manca moltissimo. Con le mie meravigliose figlie che le amo moltissimo.

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Ospite
25 minuti fa

Tutto vero. La storia di benedetta anch'io ho vissuto queste esperienze e sono sempre dentro di me . Sono ricordi indelebili che non vanno via.

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