BARALE: "VOLEVO FARE LA DOCENTE, TRE MESI DI FERIE E POCO IMPEGNO”. MA È DAVVERO COSÌ?
- La Redazione

- 11 giu
- Tempo di lettura: 2 min
La showgirl spiega perché, da giovane, immaginava la scuola come un lavoro facile e comodo. Ma la realtà raccontata dai docenti è molto diversa. Ecco cosa c'è davvero dietro la cattedra.

Una frase, un ricordo, una confessione. Paola Barale, conduttrice televisiva, attrice e showgirl, ha raccontato nel podcast “Non lo faccio per moda” di Giulia Salemi che, da giovane, aveva pensato di diventare insegnante. Il motivo?
"Volevo fare la professoressa di ginnastica perché mi sembrava qualcosa di poco impegnativo. Tre mesi di ferie e poco impegno." Una dichiarazione che ha fatto discutere. L’idea che insegnare significhi lavorare poco, godere di lunghi periodi di vacanza e avere un ambiente rilassato è, purtroppo, un luogo comune ancora molto diffuso.
Ma è davvero così? Chi lavora nella scuola sa bene che la realtà è completamente diversa. Oggi i docenti devono improvvisarsi psicologi, pedagogisti, mediatori. Devono affrontare casi complessi, studenti con difficoltà di apprendimento, bisogni educativi speciali, tensioni familiari.
A tutto questo si aggiunge l’enorme carico burocratico: programmazione, aggiornamento, correzioni, consigli di classe, riunioni, incontri con i genitori, gestione quotidiana delle classi. Altro che ambiente rilassato.
Svalutare il mestiere di docente riducendolo a una lunga vacanza non è solo ingiusto, ma anche pericoloso. Significa ignorare l’impatto decisivo che la scuola ha nella formazione dei cittadini di domani. E senza insegnanti motivati, preparati e rispettati, questo compito diventa impossibile.
Il luogo comune dell’insegnante che lavora poco e gode di tre mesi di ferie, però, è ancora ben radicato nell’immaginario collettivo. Le parole di Paola Barale non vanno lette come un attacco, ma come lo specchio di una percezione diffusa, che affonda le radici in una narrazione semplicistica del mondo scolastico.
Per questo è fondamentale uscire da stereotipi e semplificazioni, e restituire dignità e riconoscimento a chi, ogni giorno, dietro una cattedra, contribuisce a costruire il futuro del Paese.
di NATALIA SESSA






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