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Per insegnanti e ricercatori pubblici stipendi 6 mila euro in media più bassi rispetto ai lavoratori degli altri comparti della PA, Anief vuole ribaltare gli effetti del disastroso decennio 2009-19

"Il potere di acquisto degli insegnanti e del personale che lavora nel settore della Conoscenza e..."

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“Il potere di acquisto degli insegnanti e del personale che lavora nel settore della Conoscenza e della Ricerca si è ridotto in modo drastico: nel 2009 il personale dell'Istruzione e Ricerca prevaleva in media di circa mille euro rispetto ai dipendenti degli altri ministeri, mentre dal 2019, dopo la firma del CCNL 2016/18 si posizione 6 mila euro indietro. Colpa dei governi che hanno operato in quel decennio, con contratti bloccati e

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risorse ridotte ai minimi termini, ma anche dei sindacati, quando l’Anief non era ancora rappresentativa, che hanno detto sì a un contratto collettivo nazionale che ha portato appena il 3,5% di incremento stipendiale”. Lo dichiara oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief.

“Dopo avere sottoscritto un anno fa il Ccnl 2019/22 con circa il 5,7% di aumento, puntiamo a rinnovare un nuovo contratto con una percentuale di almeno il 6%. Inoltre, è obiettivo del nostro sindacato migliorare di molto la parte normativa. E nel frattempo, in attesa del rinnovo contrattuale, bisogna recuperare la cosiddetta Indennità di vacanza contrattuale, ossia la misura sostitutiva della vecchia ‘Scala mobile’ che dovrebbe

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garantire per legge almeno la metà dell’inflazione. Considerando il combinato delle leggi di bilancio approvate a fine 2023 e 2024 l’anticipo mensile dovrebbe essere pari a 6,7 volte l’Indennità di vacanza contrattuale, attualmente già corrisposta in via ordinaria: si tratta di una cifra mensile compresa tra i 45,82 euro lordo dipendente per un collaboratore scolastico in fascia stipendiale 0-8 anni di anzianità e i 99,09 euro lordo dipendente per un docente della scuola secondaria superiore in fascia stipendiale massima, quindi pari a 35 anni. Il problema è che la percentuale di incremento dovuta al mancato rinnovo del Ccnl 2022-24 è di appena il 3,35%, mentre il Mef ci dice che l’inflazione dello stesso triennio è arrivata

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addirittura al 16,3%”.

“Rimane quindi lontana la percentuale da introdurre, l’8,15%, perché manca il 4,36%: una sottrazione indebita a un milione circa di lavoratori che ha sottratto loro tra i 59,53 euro ai 128,96 euro al mese. A cui si aggiungono tra i 3 mila e i 4 mila euro di arretrati. Questo significa che gli aumenti mensili da applicare per legge, sempre in attesa del rinnovo contrattuale, dovrebbero essere molto più alti degli attuali: 105,45 per il personale Ata a inizio carriera e ben 228,05 per gli insegnanti con 36 anni di anzianità. Per questi motivi – conclude Pacifico - l’Anief ha avviato dei ricorsi pilota in tribunale, con inclusa la richiesta di opposizione alla prescrizione, così da recuperare il maltolto e anche gli arretrati, in media pari a 3-4 mila euro complessivi, anch’essi previsti dalla legge, sempre in attesa della firma del Ccnl 2022-24”.

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di LA REDAZIONE

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