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Pellai: "Oggi i nostri figli crescono in un tempo che esalta la gratificazione istantanea e annulla il valore del percorso necessario a raggiungere un traguardo"

"La scuola italiana quasi mai è dotata di queste opportunità e nella stragrande maggioranza dei casi, i nostri figli frequentano scuole il cui orario è..."

Trovo sempre più spesso nel mondo online, movimenti di genitori che si battono per l’eliminazione dei compiti a casa. Ritengono le richieste della scuola troppo impegnative e soffocanti e si sentono – loro, i genitori – molto affaticati dai dovere connessi all’assistenza resa necessaria dai compiti e dalle lezioni da svolgere a casa. Si cita spesso, in questi casi, il modello delle scuole nord-europee che si basano su una totale assenza di compiti a casa e si auspica che anche in Italia si aderisca a quel modello.

Facciamo qualche distinguo: le nazioni del nord-Europa hanno scuole con orario prolungato, sono smartphone-free e basano molto del proprio progetto educativo sul lavoro autonomo degli studenti, con metodologie di pedagogia attiva, in modalità cooperativa su obiettivi stabiliti con i propri docenti.

In questo caso, gli studenti “imparano ad imparare” nel quotidiano della loro esperienza scolastica. Per raggiungere tali obiettivi hanno a disposizione aule di studio, aule di ricerca, aule laboratoriali, aule in cui è consentito lavorare in piccoli gruppi. La scuola italiana quasi mai è dotata di queste opportunità e nella stragrande maggioranza dei casi, i nostri figli frequentano scuole il cui orario è solo mattutino o pomeridiano solo in parte (3 giornate su cinque).

Questo comporta che i nostri figli, tornano a casa con compiti e lezioni assegnati in cui devono muoversi in modo autonomo su obiettivi di apprendimento proposti dal corpo docente. Noi genitori non dovremmo studiare con loro (se non addirittura per loro, ovvero al loro posto, come succede a molti).

Noi genitori dovremmo essere “strutturatori” degli ambienti e facilitatori degli orari di studio. Dovremmo mettere a loro disposizione una scrivania sgombra da oggetti, ben illuminata e definire con loro un tempo necessario per stare concentrati sugli impegni scolastici (per esempio dalle 15.00 alle 15.45 poi pausa merenda e ancora dalle 16.15 alle 16.45). tutto il resto dovrebbero farlo loro in autonomia. Se fanno errori, saranno i docenti a correggerli il giorno seguente.

Questa attività è molto importante perché insegna ad essere autonomi, ad organizzarsi nello studio, a gestire un tempo prolungato di impegno cognitivo, a comprendere che studiare richiede sforzo, impegno e fatica. Saranno tutte caratteristiche di enorme importanza quando gli studenti andranno alle superiori, scuole in cui l’ingaggio cognitivo richiesto è molto elevato ed è fondamentale sapersi organizzare nello studio.


Ora quando noi genitori pensiamo che i compiti a casa siano troppo impegnativi per i nostri figli, lo facciamo perché quasi sempre noi ci mettiamo al loro fianco e a volte dedichiamo più tempo noi ai loro doveri di apprendimento che i figli stessi. Vogliamo che consegnino compiti perfetti e togliamo ai docenti la loro funzione, che è quella di far apprendere anche attraverso l’esperienza dell’errore e della sua correzione. Più in generale, quando ci lamentiamo dei troppi compiti dei nostri figli, creiamo in loro la percezione che sarebbe meglio una vita in cui non si fa troppa fatica. Ma per allenarsi alla vita, fare fatica è necessario. Per diventare autonomi nello studio, non si può non fare fatica. I compiti servono anche a questo. E siccome ancora il nostro sistema scolastica ne prevede la necessità, io penso che sarebbe meglio allearsi su questa richiesta che la scuola ci fa e non contestarla.

Osservando i miei figli che hanno dovuto imparare ad organizzare il loro tempo, le loro energie, i loro programmi della giornata anche in base agli impegni scolastici da svolgere a casa, trovo che questa richiesta che la scuola ha fatto loro sia stata molto utile per la loro vita e gli abbia permesso di affrontare più avanti studi molto impegnativi che sono tuttora in corso. Per preparare l’esame di anatomia, per esempio, era necessario saper stare per infiniti giorni sui libri, leggere e ripetere ad alta voce, memorizzare un’infinità di dati. Ci sono riusciti perché avevano acquisito l’allenamento necessario ad affrontare una richiesta così elevata di sforzo cognitivo.

Oggi i nostri figli crescono in un tempo che esalta la gratificazione istantanea e annulla il valore del percorso necessario a raggiungere un traguardo. Ma i traguardi davvero importanti richiedono percorsi ugualmente importanti. C’è troppo “depotenziamento cognitivo” nella vita dei nostri figli e questo è un tema a cui ho dedicato molte riflessioni all’interno del mio libro “Allenare alla vita” (Mondadori ed.). Non sono un amante della fatica “tanto per fare fatica”, ma nessuno allenamento prevede che per allenarsi alla maratona si debba solo correre in discesa.

Questo è il motivo per cui io non auspico una scuola che non dà compiti a casa. Naturalmente quando si tratta di una scuola a tempo pieno (ovvero con lezioni prolungate nel pomeriggio e che si svolgono tutti i giorni) tutte queste abilità devono essere allenate e conquistate all’interno del tempo scolastico.


di CLAUDIO CASTAGNA


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