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Docenti: Riscatto della laurea? Penalizzarlo significa colpire chi ha creduto nella formazione come valore e come fondamento della propria professionalità”

"La Gilda degli Insegnanti esprime ferma contrarietà alle misure contenute nell’ultimo maxi-emendamento alla legge di bilancio 2026, che introducono ... "

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La Gilda degli Insegnanti esprime ferma contrarietà alle misure contenute nell’ultimo maxi-emendamento alla legge di bilancio 2026, che introducono una stretta ingiustificata sul sistema pensionistico, penalizzano il riscatto della laurea e intervengono in modo invasivo sul trattamento di fine rapporto (TFR).

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“Siamo di fronte a una scelta profondamente ingiusta e miope - è quanto ha affermato Vito Carlo Castellana, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti. Gli anni di studio universitario - prosegue - non sono un privilegio, ma un investimento personale e sociale. Penalizzare il riscatto della laurea significa colpire chi ha creduto nella formazione come valore e come fondamento della propria professionalità”.

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Secondo quanto previsto, il Governo restringe progressivamente la validità del riscatto della laurea ai fini della pensione anticipata, fino a renderlo sostanzialmente inutile per chi andrà in pensione dal 2031 in poi. In concreto, gli anni di studio riscattati non concorreranno più pienamente al diritto alla pensione anticipata, imponendo fino a 30 mesi aggiuntivi di lavoro prima di poter accedere al pensionamento.

Una decisione che colpisce in modo particolare il personale docente, per il quale la laurea non è una scelta opzionale, ma requisito obbligatorio di accesso alla professione.

“È paradossale - prosegue Castellana - che proprio lo Stato, che richiede titoli sempre più elevati agli insegnanti e che, a suo dire, dovrebbe premiare il merito, oggi svaluti quegli stessi titoli quando si tratta di riconoscerli ai fini pensionistici”.

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La Gilda degli Insegnanti denuncia inoltre l’assenza di risposte sui veri problemi della scuola italiana: precarietà strutturale, carichi di lavoro crescenti, stipendi non adeguati alla media europea, mancata valorizzazione professionale dei docenti.

“Si preferisce intervenire tagliando diritti e allontanando l’uscita dignitosa dal lavoro, invece di investire seriamente nella scuola e in chi ogni giorno ne garantisce il funzionamento”, sottolinea il coordinatore nazionale.

“La scuola non è un costo da comprimere - conclude Castellana - ma un investimento strategico per il futuro del Paese.


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Colpire gli insegnanti significa colpire anche le nuove generazioni di studenti. La Gilda degli Insegnanti continuerà a opporsi con determinazione a una manovra che mortifica il lavoro, svaluta lo studio e indebolisce il sistema pubblico di istruzione”.

La Gilda degli Insegnanti chiede il ritiro immediato delle misure penalizzanti e l’apertura di un confronto serio con le organizzazioni sindacali, nel rispetto di chi lavora nella scuola e del valore costituzionale dell’istruzione pubblica".



di LA REDAZIONE




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