LA SCUOLA CHE EDUCA NON FERISCE: IL BULLISMO DELL’ADULTO LASCIA DEI SEGNI PERMANENTI NEL CUORE DEL BAMBINO.
- La Redazione
- 5 ore fa
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“Ci sono frasi che lasciano il segno, come “sei un buono a nulla” oppure “non combinerai mai niente nella tua vita", dette da un genitore in un momento di rabbia, o da un insegnante preso dall’esasperazione...”

Siamo soliti a parlare di bullismo tra minori nelle scuole ma non ci siamo mai soffermati a pensare che esiste un’altra forma di bullismo, ovvero, quello che viene dagli adulti di riferimento. Un bullismo silente che può essere a volte anche più spietato degli altri, perché penetra nella mente del bambino, del giovane e dello studente cronicizzandosi, illudendolo che quella è la verità.
Ci sono frasi che lasciano il segno, come “sei un buono a nulla” oppure “non combinerai mai niente nella tua vita", dette da un genitore in un momento di rabbia o da un insegnante preso dall’esasperazione. Un secondo per esprimerle e tutta la vita per scacciarle dalla propria mente. Spesso gli adulti sottovalutano la sensibilità dei bambini, pensando che non diano troppo peso alle parole e che sarà qualcosa di veloce e passeggero, in realtà le ferite di un bambino restano fino a quando sarà adulto e non è facile scrollarsi di dosso le etichette del pregiudizio.
Se ci soffermiamo a parlare di bullismo "adulto" nelle scuole , anche all’insegnante più attento e premuroso sarà capitato di perdere le staffe, ma quando entra in gioco l’offesa, l’insulto o l’umiliazione, in questi casi non si tratta di educare ma di vero e proprio abuso di potere, e quando questo potere viene esercitato senza pensare alle conseguenze, diventa violenza psicologica.
È più semplice per un giovane “sfogare” le ripercussioni ricevute verso un coetaneo, con questo non vogliamo giustificare atti di violenza, ma per uno studente diventa difficile appellarsi all’offesa ricevuta se questa viene da una persona adulta, da un docente o da un punto di riferimento che stimano. Ciò che non riusciamo a dire, resti lì, dentro di noi e si radica alla nostra anima, portando pensieri e tormenti nel futuro. Le offese, le frasi dette per ferire restano impresse nella memoria, se ad un bambino viene detto che “non vale nulla”, questo inizierà a crederci, diventando un adulto con scarsa autostima, un adulto con una sensibilità spiccata, un adulto con un'anima fragile che farà fatica ad accettare le sue debolezze, anche se debolezza non sono. Questo non è solo teoria è anche scienza, alcuni recenti studi hanno dimostrato come le umiliazioni attivino le stesse aree del cervello del dolore fisico.
Non si può insegnare senza educare, e come si educa ? Con l’esempio. Un bambino, uno studente riesce ad apprendere molto meglio se alla teoria si associa la pratica, la mente è “materiale poroso”, assorbe, tutto ciò che sente ma anche tutto ciò che vede. L'insegnante ha il compito oltre che accrescere il bagaglio culturale degli studenti anche di educare il loro cuore e la loro anima. Occorre educare i bambini ad essere bravi adulti, questo non significa escludere dolori, difetti caratteriali o conflitti ma significa "allenare" individui che sappiano accogliere l’altro, che nutrano pazienza e tempo per l’ascolto. Il bambino si ricorderà dello sguardo dell’insegnante che lo ha incoraggiato, che ha creduto in lui, così come si ricorderà di colui che lo ha umiliato e deriso davanti a tutta la classe. La missione della scuola deve essere quella di saper creare un connubio tra molteplici elementi indispensabili: cura, attenzione, amorevolezza, tempo e accoglienza. Utilizzando questi l'insegnate saprà di aver svolto un ottimo lavoro.
di NATALIA SESSA
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