Galiano: “A volte sei il prof che tutti vorrebbero, a volte no. Ciò che conta? Ricordati perché sei lì”
- La Redazione

- 18 giu
- Tempo di lettura: 3 min
Insegnare, per Enrico Galiano, non è essere perfetti, ma restare fedeli a una missione: accendere una luce, innaffiare una radice, essere mano sulla...

Esistono diverse tipologie di insegnanti: ci sono quelli austeri, inflessibili e rigorosi; poi ci sono anche i docenti più comprensivi, con un carisma speciale; ed ancora maestri che esercitano tale funzione all’insegna della loro più intima vocazione nel trasmettere ai loro studenti non solo nozioni ma anche principi e valori basilari che potranno essere utili nel loro percorso di vita.
Un bravo insegnante, dunque, è colui in grado di fare la differenza, trasferendo ai suoi studenti non solo metodo e disciplina ma anche amore per il sapere e curiosità, trasformando così l’apprendimento in un processo dinamico e partecipativo e non statico ed invariabile.
A tal fine lo scrittore ed insegnante italiano Enrico Galiano, attraverso una disamina ben articolata, spiega cosa significhi insegnare davvero, soffermandosi su alcuni aspetti degni di nota.
“A volte resti sveglio fino alle due a correggere compiti miniandoli con note a margine degne di un copista cluniacense e glieli riporti il giorno dopo.
A volte passano mesi e ti dimentichi di averli in borsa, finché la ragazzina timida alza il ditino e a una settimana dalla fine della scuola ti chiede ‘Scusi prof, i compiti fatti a settembre li ha corretti?’
A volte per una singola ora di lezione metti insieme video, effetti speciali, ci infili citazioni da testi universitari che perfino il bibliotecario ti ha mandato a quel paese quando glieli hai fatti tirare fuori dalla cripta.
A volte sei preso così tardi tra verbali, PNRR, PTOF, CCCP e FIGC, che ti siedi in cattedra con gli occhiali da sole e la faccia piena di sonno e dici ‘Ok ragazzi, oggi film’.
A volte riesci a mantenere la calma e l'imperturbabilità di un monaco zen anche in mezzo a sollevazioni di classe, lanci di oggetti e persone, urla con la stessa quantità di decibel di un Boeing 747 in partenza.
A volte basta un colpo di tosse in più, una matita che cade per terra, un sussurro di troppo e ti trasformi in un'Erinni inferocita assetata di sangue.
A volte coi colleghi sei tutto sorrisi e scambi di idee, progetti messi su insieme, un lavoro di squadra che Guardiola non sei nessuno.
A volte l'aula insegnanti si trasforma in un'arena di gladiatori e fiere e riesci a uscire vivo solo se armato di scudi e lance.
A volte ascolti tutti i loro problemi, offri un caldo ristoro ai loro pianti, accudisci con amore le loro sofferenze, sei porto sicuro ad ogni nave in tempesta.
A volte di fronte all'ennesimo "Prof, coso mi prende in giro!" fai sì sì con la testa ma dentro di te c'è solo una voce, e quella voce dice "E sticazzi!".
A volte coi genitori sei gentile e disponibile, pacato e affabile.
A volte no”.
Decisamente, no.
A volte arrivi con un sorriso a mille denti, comunichi entusiasmo con ogni tuo gesto, mancano solo gli uccellini di Biancaneve che ti portano la borsa in classe cinguettando.
A volte quell'entusiasmo lì ce l'hai, sì: ma all'uscita, dopo l'ultima campanella.
A volte sei il prof che tutti vorrebbero.
A volte sei quello che neanche tu vorresti.
Ma sempre, in ogni caso sempre, ricordati il motivo per cui sei lì: accendere una luce. Innaffiare una radice. Essere mano sulla spalla: orecchio, più che voce.
Sei lì, proprio lì, dove le cose ancora possono cambiare.
Sei dove diventa perfino possibile sognare.
Sei in uno dei pochi posti rimasti dove ancora ci si può salvare”, queste le considerevoli parole dell’insegnante.
Ed allora cosa significa insegnare davvero? Il messaggio che vuole trasmettere Enrico Galiano è chiaro e manifesto: un bravo maestro non è colui che è sempre perfetto, ineccepibile ed infallibile, ma colui che non ha mai dimenticato il motivo per il quale ha deciso di svolgere tale funzione, e cioè accendere una luce, annaffiare una radice, essere mano sulla spalla, trasformando la scuola in un luogo dove le cose possono ancora cambiare. Un buon insegnante, infatti, è in grado di motivare gli studenti all’ascolto ed alla comprensione, coltivando le loro passioni ed i loro talenti, fungendo da guida, supportando i suoi allievi nel percorso formativo ed educativo, permettendo loro di crescere serenamente e responsabilmente, così da sperimentare le proprie ambizioni e ben presto riscoprire la propria identità in un percorso che miri all’autorealizzazione facendo rifiorire la propria vera essenza.
di VALENTINA TROPEA






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