Docenti al Nord, 1.000 euro di indennità: l’appello a Valditara, siamo pronti a farcela? Ecco come reperire le risorse...
- La Redazione
- 3 giorni fa
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Affitti che superano 1000 euro: Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, chiede al ministro Valditara una specifica indennità di sede per pendolari e fuori sede.

Docenti al Nord tra affitti insostenibili e stipendi fermi: è questo il quadro che spinge Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, a rivolgere un appello diretto al ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. La richiesta è chiara: un’indennità di sede di 1.000 euro per pendolari e fuori sede, per aiutare chi affronta affitti che superano spesso i 1000 euro al mese. Una sfida economica importante che necessita di una risposta concreta, ma la domanda è: come reperire le risorse necessarie per sostenere migliaia di insegnanti in difficoltà? Nel comunicato a seguire la soluzione proposta dal sindacato Anief.
"L’impennata degli affitti rende la vita di questi professionisti un percorso a ostacoli. E mentre il sistema si regge sul sacrificio silenzioso di chi accetta di vivere da pendolare o in condivisione, resta un grande assente: lo Stato. A denunciare questa situazione è il sindacato Anief, che torna a chiedere un’indennità di sede per chi lavora lontano da casa. Di seguito, il comunicato completo. Diventa argomento di discussione pubblica il caro affitti delle città del nord, Milano in testa, le stesse dove vi sono più posti vacanti da insegnante, quindi maggiore necessità di supplenze e che in gran parte vengono coperte da precari provenienti dal Sud Italia.
È di questi giorni la notizia dell’incremento esponenziale degli affitti, che superano ormai anche di gran lunga i 1.000 euro: con lo stipendio da 1.500 euro, per il supplente diventa durissima sopravvivare. Ecco che allora si uniscono le forze: i docenti precari, in pratica, non possono fare altro che vivere “in condivisione come gli studenti”. L’alternativa è diventare, dopo fuori sede, anche pendolari trovando casa lontano decine di chilometri dalla propria sede di servizio scolastica. Ma lo Stato cosa fa per sostenere questi insegnanti e in generale lavoratori della scuola, visto che per il personale Ata gli stipendi sono circa il 30% ancora più bassi? Semplicemente nulla.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE ANIEF
Per questo motivo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ha chiesto al ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, una specifica indennità di sede per pendolari e fuori sede: “Si tratta di un’indennità già prevista infatti per i lavoratori del terziario, ma non della scuola dove vi è anche il più alto tasso di precarietà. Inoltre, i lavoratori della scuola hanno un potere di acquisto limitato, che negli ultimi anni hanno perso 6 mila euro rispetto ai dipendenti pubblici di altri ministeri”. “Approvare un’indennità di trasferta per chi nella scuola opera a centinaia di chilometri da casa – continua Pacifico - sarebbe un’operazione intelligente e di rispetto verso dei dipendenti pubblici che meritano maggiore rispetto per il delicato lavoro che svolgono. Si potrebbe dare tale indennità anche all’interno del Contratto collettivo nazionale di lavoro: l’importo dovrebbe essere attorno ai 1.000 euro per circa 200mila dipendenti. E per coprirlo si potrebbero utilizzare, ad esempio, i fondi stanziati per la continuità didattica assieme ad altre economie pubbliche. Si tratterebbe, certo, di un ristoro minimi, ma importante: è già previsto, tra l’altro, per il personale che lavora nelle piccole isole grazie a un emendamento chiesto dalla nostra organizzazione”.
COME REPERIRE LE RISORSE
Il sindacato Anief ritiene che sia possibile finanziare l’indennità di trasferta per i dipendenti della scuola fuori sede utilizzando non solo con i 152.524.808 milioni già stanziati per la continuità didattica (Legge 118/2024), ma anche i 30 milioni già previsti nel CCNI dalla Legge 205/2017 (art. 1, cc. 592-593bis) e i 3 milioni per il bonus isole (art. 1, c. 770 Legge 234/2021. In questo modo potrebbero essere erogati fino a mille euro per 200mila lavoratori fuori sede come welfare (Legge 207/2024, art. 1, cc. 124-125) piuttosto che legarli alle domande di mobilità o alla permanenza nella stessa sede di servizio
In un Paese che si interroga sul futuro della scuola e sulla qualità dell’istruzione, lasciare soli proprio quei docenti che garantiscono la continuità didattica appare non solo ingiusto, ma miope. Non si può continuare a chiedere passione, competenza e dedizione a chi, per insegnare, è costretto a fare i conti con il pendolarismo estremo, con affitti inaccessibili e con stipendi spesso insufficienti. Un’indennità per i fuori sede non sarebbe un privilegio, ma un atto minimo di equità. Il rispetto per la scuola passa anche da qui.
di LA REDAZIONE
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