Crepet: la notte dei giovani e il dolore di sentirsi invisibili quando si vorrebbe spaccare il mondo
- La Redazione
- 2 giorni fa
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Perché tanti giovani trovano rifugio nella notte e nel silenzio, in un momento in cui vorrebbero urlare la propria esistenza...

La notte è diventata il luogo dove molti giovani si sentono meno soli, più liberi di esprimere emozioni nascoste. Paolo Crepet ci aiuta a capire questo fenomeno, rivelando il profondo senso di invisibilità che accompagna questa generazione, desiderosa di essere vista ma spesso dimenticata. Paolo Crepet, con la sua riflessione dura e profonda, ci conduce nel panorama contemporaneo, in cui i giovani sembrano avere una spiccata preferenza per la notte.
Come ci spiega, non si tratta di un desiderio di commettere crimini o di rendere meno visibili le proprie azioni, bensì, come afferma lo stesso Crepet, i giovani prediligono la notte perché li fa sentire a proprio agio, meno soli, circondati da coetanei con cui condividere le loro vulnerabilità. A tal proposito, Crepet ricorda: “Noi amavamo i bar biliardo; ci si andava a giocare, a parlare e a non far niente. Sempre gli stessi amici. Se Mario o Giorgio non venivano per qualche pomeriggio di seguito, andavamo a cercarli. Ognuno di noi sapeva dove abitava l’altro, quale fosse il suo campanello. Dunque esistevano.”
Crepet cerca di mettere a confronto due generazioni molto diverse. La società della Generazione Z vive di notte: cerca protezione, rifugio, ma finisce spesso col privarsi di valori autentici. I giovani sono anime anonime, passano il tempo insieme senza conoscersi veramente. Non sanno nulla l’uno dell’altro, eppure condividono dubbi e perplessità in una fase cruciale della loro vita.
Ecco come lo descrive Crepet: “Oggi molti ragazzi passano i pomeriggi nelle sale giochi in cui gli adulti hanno realizzato per loro il più assoluto autismo tecnologico. E se capita che Mario o Giorgio non si facciano vedere, chi si accorge di loro, chi sa dove abitano, qual è il loro campanello? Quanti di loro temono di non esistere? È duro percepire la propria invisibilità in una stagione in cui si vorrebbe spaccare il mondo, gridare la propria voglia di esserci ed essere considerati.” Una possibile soluzione a queste problematiche esistenziali potrebbe essere la riscoperta di valori fondamentali: empatia, rispetto e, soprattutto, ascolto. Un ascolto autentico che dovrebbe avvenire tra i giovani, ma anche — e soprattutto — da parte degli adulti.
Dietro a un ragazzo ribelle, scontroso o introverso, non si cela solo la voglia di contraddire i genitori, ma spesso una ferita da curare. Perché, come afferma ancora Crepet: “È duro percepire la propria invisibilità in una stagione in cui si vorrebbe spaccare il mondo.”
di NATALIA SESSA