Scuola, Bullismo: l’allarme dei dati e la necessità di un nuovo modello educativo. La proposta del CNDDU al Ministro Valditara
- La Redazione

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"Tale percorso dovrebbe prevedere una formazione obbligatoria e certificata per i docenti, basata su contributi interdisciplinari provenienti dalla pedagogia, dalla psicologia dello sviluppo..."

Sono stati diffusi i dati emersi dal monitoraggio della Piattaforma Elisa sul fenomeno del bullismo nelle scuole venete, che restituiscono un quadro ben più grave di quanto comunemente percepito. Le percentuali emerse non rappresentano soltanto un’indicazione statistica, ma delineano una condizione strutturale di disagio che interroga in profondità il sistema educativo, le sue responsabilità e la sua capacità di leggere i bisogni reali delle nuove generazioni.
Il dato più allarmante non è soltanto l’elevata incidenza degli episodi di bullismo e cyberbullismo, ma lo scarto evidente tra la percezione degli adulti e l’esperienza quotidiana degli studenti. Tale divario rivela una fragilità culturale prima ancora che organizzativa: la scuola si percepisce come luogo sicuro, mentre una parte significativa degli alunni dichiara di non sentirsi tutelata, ascoltata o compresa. È in questo spazio di incomprensione che si annidano le dinamiche della sopraffazione, dell’isolamento e della violenza simbolica e reale. Particolarmente inquietante è il carattere discriminatorio che connota molti episodi: l’origine etnica, l’orientamento sessuale, la condizione di disabilità continuano a costituire fattori di vulnerabilità.
In questa prospettiva, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rivolge un appello diretto al Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, affinché si promuova l’adozione di un modello innovativo e strutturale di prevenzione del bullismo, fondato su evidenze scientifiche e su un approccio pedagogico integrato. Si propone l’istituzione di un curricolo nazionale permanente di Educazione ai Diritti Umani, alla cittadinanza digitale e alla gestione dei conflitti, articolato in modo progressivo nei diversi gradi di istruzione e supportato da strumenti di monitoraggio qualitativo e quantitativo.
Tale percorso dovrebbe prevedere una formazione obbligatoria e certificata per i docenti, basata su contributi interdisciplinari provenienti dalla pedagogia, dalla psicologia dello sviluppo, dal diritto e dalle scienze sociali, nonché l’introduzione di spazi strutturati di ascolto attivo per gli studenti, in grado di intercettare precocemente il disagio.
di NATALIA SESSA






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