"VII Indagine sulle mense scolastiche: circa 85 euro il costo medio al mese per le famiglie, in crescita di oltre il 3% rispetto allo..."
VII Indagine sulle mense scolastiche: circa 85 euro il costo medio al mese per le famiglie, in crescita di oltre il 3% rispetto allo scorso anno. Basilicata la più cara, Sardegna la più economica. Sud e isole penalizzate anche sul numero di locali mensa, e il PNRR non colma i divari.
84 e 85 euro al mese: è quanto una famiglia ha speso in media nell’anno scolastico in corso per la mensa di un figlio iscritto rispettivamente alla scuola dell’infanzia e alla primaria. Si tratta di 4,20 e 4,26 euro a pasto. La regione mediamente più costosa è la Basilicata (109€ mensili) mentre quella più economica è la Sardegna (61€ nell’infanzia e 65€ per la primaria). L’incremento rispetto alla precedente indagine, riferita al 2022/23, è stato di oltre il 3%, ma le variazioni sono molto differenti a livello regionale: in Calabria si registra un aumento di oltre il 26%, mentre in Umbria la riduzione più evidente di circa il 9%.
A livello di singoli capoluoghi di provincia, sono le famiglie di Barletta a spendere di meno per il singolo pasto (2€ sia per l’infanzia che per la primaria) mentre per l’infanzia si spende di più a Torino (6,60€ a pasto) e per la primaria a Livorno e Trapani (6,40€). Fra le città metropolitane, soltanto Roma rientra nella classifica delle meno care, con un costo a pasto per la famiglia “tipo” di circa 2,32€ in entrambe le tipologie di scuola.
Questi i dati che emergono dalla VII Indagine sulle mense scolastiche, con la quale sono state prese in esame le tariffe di tutti i 110 capoluoghi di provincia sia per la scuola dell’infanzia che per la primaria. È inoltre presente una disamina dei fondi messi a disposizione con il PNRR nei vari territori.
“Da anni chiediamo che la ristorazione scolastica diventi un servizio pubblico essenziale, e fra le raccomandazioni previste anche dal “Piano di Azione nazionale per l’attuazione della garanzia infanzia” vi è quella di rendere il pasto scolastico gradualmente gratuito per tutti, partendo dai bambini e dalle bambine che vivono in famiglie in povertà assoluta. Una condizione che purtroppo accomuna sempre più minori: il 4,9% dei minori di 16 anni è in condizione di deprivazione alimentare e il 2,5% non può permettersi un pasto proteico al giorno”, dichiara Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva. “Nel frattempo riteniamo prioritario che la Commissione Parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, insieme a tutti gli stakeholder interessati compresi gli utenti, avvii una indagine conoscitiva per individuare un piano di interventi su aspetti quali: qualità e costo delle derrate alimentari, filiera di approvvigionamento, rispetto dei menù, ruolo delle Commissioni Mensa, fasce di agevolazione nelle tariffe, sistema degli appalti, condizioni lavorative del personale addetto, rispetto dei CAM, monitoraggio dei programmi pubblici mense bio e frutta e verdura a scuola, progetti di educazione all’alimentazione corretta”.
Mense al Sud, con il PNRR meno fondi del previsto.
Secondo l’Anagrafe nazionale, un terzo degli edifici scolastici, ossia 13.533 su 40160, sono dotati di locale mensa. La distribuzione però non è omogenea, in quanto nelle Regioni del Sud poco più di un edificio su cinque dispone di una mensa scolastica (al Centro è il 41% e al Nord il 43%) e la quota scende al 15,6% in Campania e al 13,7% in Sicilia. La regione con un numero maggiore di scuole dotate di mensa è la Valle d’Aosta (72%),