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Lucangeli: "Dobbiamo essere capaci di gesti umani, genitori alla riscoperta dei legami grazie al tempo da dedicare ai loro figli"

"Quando nostro figlio torna a casa non dobbiamo domandargli dove sei stato o cosa hai fatto, ma dobbiamo dirgli "mi sei mancato oggi, cosa facciamo di bello insieme?"

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Viviamo tutti, costantemente in un contesto di “complessità stressante”, come lo definisce Daniela Lucangeli, psicologa e professoressa ordinaria di Psicologia dello sviluppo e dell’Educazione all’Università di Padova.

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Questo contesto  non permette agli adulti di dare ai figli, ai giovani ciò di cui necessitano davvero. Attenzioni autentiche, cura, esternazione dei propri bisogni, queste venendo meno le vanno a ricercare in un mondo artificiale. A tal proposito l’esperta domanda ai genitori: vogliamo un mondo artificiale? Lo abbiamo a disposizione, altrimenti se non lo vogliamo, di cosa dobbiamo essere capaci?”. La risposta è molto più semplice di ciò che pensiamo perché dobbiamo essere capaci di gesti umani e questo cosa significa? ”.

Significa che i genitori, gli adulti di riferimento devono impegnarsi per manifestare le loro emozioni, che non vuol dire debolezza, ma vuol dire riscoprire un legame, ricreare una connessione con i propri figli : “ Quando nostro figlio torna a casa non dobbiamo iniziare a dirgli “dove sei stato?”, “ma cosa hai fatto?”, “con chi esci tu?”, “Dove sei stato fino ad ora che in queste vacanze non ti ho visto proprio?”. Ma “mi sei mancato oggi cosa facciamo di bello insieme?”. È anche vero che l’esternazione delle emozioni va educata, ed in questo gli adulti non sono molto bravi, non sapendo spiegare e soprattutto gestire i loro stati emotivi, istintivamente, attaccano. 

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Ma una profonda riflessione interiore potrebbe aiutare a compensare meglio bisogni e richieste, senza questo è normale che i giovani vadano alla ricerca di qualcosa di magnetico altrove. Continua Lucangeli: “Hanno bisogno della parte umana e per quello che è iniziata la sostituzione (con il mondo digitale) e siccome siamo tutti stanchi e stressati, non abbiamo risorse da condividere. Siamo in un contesto di complessità stressante in cui l'adulto è stritolato se non si autodetermina in libertà  autentica e consapevole”. La tecnologia, secondo l’esperta, “non farà danno se l’umano è intero, la scelta di uno può essere la scelta di tutti".

Occorre ritagliarsi dei momenti per sé e la propria famiglia, occorre esserci in maniera piena e uscire ogni tanto dal trambusto quotidiano che ci rende stressati e incapaci di cogliere il bello della vita. Occorre un elemento che non ha prezzo ma in cambio vuole l’impegno di trovarlo, ovvero il tempo. Ad un certo punto, ognuno di noi dovrebbe domandarsi: “Io chi voglio essere?”. “Se la smettiamo di considerare la possibilità che l'altro faccia per noi”, che ci sia qualcuno che può prendere le decisioni al nostro posto, che può sostituirci in tutto, “allora l'umanità questo problema non se lo deve porre”. In questo scenario occorre andare alla ricerca delle proprie emozioni, di sentirle, di essere consapevoli di ciò che possiamo dare e ricevere, perché, conclude Lucangeli: “L'intelligenza artificiale diventa rischiosa quando l'intelligenza umana manca nell'essere capace di essere”. 

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di NATALIA SESSA

EDUCAZIONE
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