Bruzzone: “Io te lo leverei tuo figlio se pensi che un bambino di 12 anni abbia diritto alla privacy”. L’esperta invita i genitori a riprendersi il loro ruolo educativo
- La Redazione

- 5 ore fa
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"Potete avere paura di fare il genitore? Il genitore deve essere un leader nell’educazione e questo ruolo non prevede l’essere remissivo o assertivo nei confronti dei figli..."

“Potete avere paura di fare i genitori? ” L’esperta di psicologia Roberta Bruzzone analizza a fondo e in maniera critica il rapporto tra genitori e figli. Un rapporto che come vedremo è a stretto contatto anche con le istituzioni, docenti e educatori, spesso coinvolti in questi automatismi. Bruzzone ha spiegato come da tempo è uso comune non affrontare direttamente i problemi che i genitori hanno con i figli ma cercare sempre una strada secondaria, forse per loro più semplice ma che non li aiuterebbe a crescere davvero.
La psicologa invece consiglia di prendere in mano le situazioni e condurle sulla strada della saggezza, della verità anche se questo vuol dire affrontare temi difficili o che creano forte preoccupazione: “Ho visto questa cosa che mi preoccupa e voglio parlarne con te . Senza troppi giri di parole, senza dire non voglio che creda che io lo controllo. Controllare un figlio è parte dei doveri di un genitore”. Controllare i figli, verificare che non abbiano attorno situazioni pericolose per sé e per gli altri è il compito principale di ogni genitore : “Io non controllo il cellulare perché mio figlio ha la privacy. Io te lo leverei tuo figlio se pensi che un bambino di 12 anni abbia il diritto alla privacy” spiega Bruzzone.
“Essere genitori è un cosa bella ma pone anche dei “superpoteri” usateli, tranquilli, fate i genitori. Avete il diritto e anche il dovere di educare, cercate di non avere paura di questo aspetto della vostra vita, non dovete aver bisogno dell’approvazione dei vostri figli”. Essere genitore come ben sappiamo include rischi, incertezze, paura di sbagliare ma fa tutto parte del “pacchetto”, non si può essere genitori e mostrare ai figli solo l’aspetto roseo della vita che tra l’altro è ben lontano dalla realtà, inoltre “sappiate - continua Bruzzone che - “non potete essere amici dei vostri figli”, l’amicizia è un rapporto che viaggia sulla stessa lunghezza d’onda, è un rapporto custode anche di ciò che non può essere raccontato ad un genitore e il più delle volte è tra coetanei, tra coloro hanno la possibilità di sperimentare le stesse esperienze di vita, mentre un genitore deve poter insegnare attraverso le esperienze già vissute.
Certamente è della stessa opinione anche il sociologo Galimberti che in un suo intervento ha affermato: “I genitori non devono diventare amici dei figli. Alcuni genitori hanno paura che dicendo dei "no" ai figli, ponendo delle regole ai figli, questi facciano di peggio rispetto a quello che fanno”(clicca qui). Ritornando alle parole della Bruzzone un’altra situazione che si verifica al giorno d’oggi è questo scarico di responsabilità che la famiglia farebbe nei confronti della scuola ma come ha più volte dichiarato l’esperta: “A stare al mondo te lo devono insegnare in famiglia, non a scuola. La scuola può e deve educare, ma non può sostituirsi alla famiglia nel trasmettere valori essenziali, come il rispetto, il senso del limite…”.
Non può verificarsi che i genitori abbiano “paura di relazionarsi con le emozioni negative dei propri figli”, secondo la psicologa questo è un concetto che non può esistere, il genitore deve essere un leader nell’educazione e questo ruolo non prevede l’essere remissivo o assertivo nei confronti dei figli. Inoltre Bruzzone afferma: “Un genitore vince quando il figlio gli dice “Io ti odio” perché lì è avvenuto ciò che prevede il ruolo genitoriale. Vuol dire che il figlio è arrivato alla consapevolezza che ci sono delle regole e quelle regole portano il peso della responsabilità di essere rispettate: “Io ti odio” - vuol dire - “mi stai contenendo”, e sono costretto a stare nel tuo contenitore che è qualcosa di assolutamente favorevole, soprattutto quando l’elemento di contenimento sottrae l’adolescente da comportamenti pericolosi per sé e per altri” quando riuscirete ad affrontare queste sfide, quando vedrete che i vostri figli iniziano a ribellarsi a voi allora “Quella è una medaglia”, conclude Bruzzone.
di NATALIA SESSA






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