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Crepet, per realizzare un sogno servono autonomia, autostima, creatività... no alla sorveglianza virtuale dei giovani

Aggiornamento: 17 nov

In realtà il mestiere dell’educatore, genitore o insegnante, somiglia a quello dell’istruttore di volo. “L’obiettivo è lo stesso: fornire..."

Oggi il rapporto tra genitori e figli è profondamente mutato, causa anche una società sempre più digitale e connotata da strumenti e dispositivi tecnologici all’avanguardia. Spesso le regole e le responsabilità dell’educare vengono delegate ad altri e persino il contatto fisico tende ad essere soppiantato e sostituito da quello virtuale.

Su tale aspetto si sofferma Paolo Crepet, sociologo e psichiatra, attraverso una riflessione intrisa di significato ed esemplificativa della nostra società odierna.

Molti genitori hanno così deciso di utilizzare delle microcamere che dalla stanza del bambino rimandano le immagini sul display di un telefonino: si tratta di strumenti tecnologici che consentono una sorta di controllo a distanza, lenendo il loro senso di colpa per essere assenti e lontani.

“Il rapporto con i figli assomiglia sempre di più a una sorveglianza virtuale, super-efficace, inodore e insapore proprio come la tecnologia”, così sostiene Crepet senza esitazione.

Sempre lo psichiatra incalza a gran voce affermando che se i bambini non percepiranno più la presenza dei genitori oppure semplicemente il dolore breve e fragoroso di una sculacciata, allora disimpareranno a dare un limite alle loro azioni, quindi disimpareranno a crescere.

Anche a scuola presto si proporrà di installare delle videocamere nelle aule, nei corridoi, nei cortili, così che gli studenti si trasformeranno in sorvegliati speciali e tanto il controllo sarà effettuato da lontano, tanto più diventerà asfissiante ed ossessivo nella sua perfezione.

Si tratta allora davvero di strumenti idonei ad educare i giovanissimi oppure pongono solamente al centro gli adulti e le loro esigenze, placando le ansie di educatori spesso incapaci di svolgere una funzione educativa così tanto rilevante?

In realtà il mestiere dell’educatore, genitore o insegnante, somiglia a quello dell’istruttore di volo.

“L’obiettivo è lo stesso: fornire elementi che aiutino la persona a crescere, a raggiungere progressivamente livelli sempre più alti di libertà e autonomia, ad acquisire confidenza in se stessa, -cioè autostima -, a liberare le proprie capacità creative”, queste le significative parole di Paolo Crepet.

Di conseguenza, quali istruttori di volo, ci ritroveremo un giorno ad osservare i nostri allievi volare veloci e sicuri e quel giorno sarà molto difficile ma sicuramente importantissimo, esemplificativo della nostra responsabilità educativa.

A differenza dei popoli nordici che hanno incoraggiato la dimensione del viaggio e dell’esplorazione, e quindi hanno sempre stimolato l’autonomia, invece la cultura giovanile latina è sempre più connotata da sedentarietà, vista una pigrizia mentale prodotta da un benessere economico e sociale.

In realtà, ci spiega Crepet, indicandoci perfettamente la strada da seguire, “autostima, autonomia e creatività rappresentano i pilastri fondamentali di ogni progetto educativo”, nonostante ad oggi non sembrino essere così determinanti per genitori ed insegnanti.

Quando un genitore si reca a scuola desidera conoscere il rendimento del figlio e al contempo, però, sembra non interessarsi al suo stato di crescita e di maturazione; tale aspetto, infatti, viene alle volte trascurato e così non si riesce ad instaurare un rapporto empatico tra genitori e figli, tale da capire fino in fondo quali siano i bisogni dei giovanissimi per poter intervenire tempestivamente in caso di disagi, garantendo un processo di crescita sano ed equilibrato.

Spesso i genitori inibiscono così tanto la libertà di scelta dei figli da soppiantare perfino i loro sogni, inibendo la progettualità e costringendo le nuove generazioni a vivere in una realtà depressiva, cioè senza speranza.

“Uccidere il sogno è un modo particolarmente sadico - proprio perché meno visibile - di dimostrare il disamore nei confronti dei giovani, di segnalare indifferenza alle loro prospettive, ai loro diritti, allo loro vita”, così conclude la sua riflessione Paolo Crepet.

di VALENTINA TROPEA




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