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Galimberti, i giovani devono poter essere se stessi ed esprimersi secondo la propria vocazione

Aggiornamento: 18 nov

Quando si sceglie di vivere la propria esistenza all’insegna delle passioni, delle inclinazioni naturali, perseguendo le proprie mete, i propri obiettivi, seguendo la propria...

 

Quando si sceglie di vivere la propria esistenza all’insegna delle passioni, delle inclinazioni naturali, perseguendo le proprie mete, i propri obiettivi, seguendo la propria vocazione, allora tutto ciò riempie di felicità, garantendo una crescita sana ed equilibrata. Tuttavia, spesso tale aspetto sembra essere trascurato o addirittura tralasciato, all’insegna di un futuro costruito su basi poco solide e robuste.

Su tale questione si sofferma proprio Umberto Galimberti, filosofo, saggista e psicoanalista, che dettagliatamente ci spiega la differenza tra lavori “alienanti” e lavori “non alienanti”.

I lavori “alienanti” sono quei lavori che non permettono di realizzarci ma l’unica motivazione per la quale si decide si svolgerli è esclusivamente la remunerazione, uno stipendio. Tuttavia esistono anche dei lavori “non alienanti” che permettono, al contrario, di realizzarci, di seguire le nostre vocazioni e passioni, in cui il compenso maggiore non è rappresentato sicuramente da uno stipendio ma dalla nostra capacità di autorealizzarci. Si pensi ad esempio agli insegnanti, ai ricercatori, agli scrittori, ai medici e così via discorrendo, che svolgono il loro lavoro all’insegna di una grande passione e determinazione, senza mai desistere e non avendo come priorità assoluta efficienza e produttività, trascurando l’autorealizzazione.


Ecco allora la necessità di consentire ai giovani di vivere una vita che garantisca la possibilità di essere se stessi e di potersi esprimere secondo la propria vocazione, passione e determinazione. “Ciò significa che occorre una drastica selezione che consenta di non arruolare insegnanti demotivati, medici più attenti al profitto che ai pazienti, artisti più amanti dei compensi che della loro arte”, così afferma Umberto Galimberti a gran voce. Poi però ci sono i giovani più motivati dall’entusiasmo che dalla remunerazione. “Perché lasciarli ai margini o utilizzarli con compensi da fame in sostituzione di professionisti demotivati che non perdono occasione pur di non essere sul posto della loro privilegiata professione?”, così continua Galimberti nella sua disamina alquanto significativa. In definitiva, quindi, il messaggio che vuole trasmetterci il filosofo è davvero chiaro e manifesto: è importante indirizzare i giovani verso la giusta prospettiva, occorre mostrare loro il cammino da percorrere per poter garantire un’adeguata realizzazione, attraverso scelte consapevoli ed all’insegna di una maturità e di uno sviluppo che permettano di raggiungere gli obiettivi prestabiliti con passione e motivazione, grinta e determinazione, preservando valori intramontabili e che non passano mai di moda.

di Valentina Tropea



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