Lo sciopero nazionale proclamato dal sindacato Cobas Scuola Sardegna per l’intera giornata per giovedì 7 dicembre 2023 interessa tutto il personale Docente, Ata, Educativo e Dirigente, a tempo determinato e indeterminato

L'organizzazione Sindacale COBAS SCUOLA SARDEGNA, trattandosi di sciopero contro leggi in vigore e disegni di legge in discussione, che esulano quindi dalla necessità del tentativo di conciliazione preventivo, proclama un giorno di SCIOPERO nazionale dell’intera giornata per giovedì 7 dicembre 2023 per tutto il personale Docente, Ata, Educativo e Dirigente, a tempo determinato e indeterminato, del comparto SCUOLA, in forza sia alle sedi nazionali che a quelle estere. Le motivazioni per cui è stato indetto lo sciopero sono:
CONTRO il DIMENSIONAMENTO Scolastico e la norma sull’aumento del numero minimo di alunne/i (da 900 a 1.000), per mantenere l’autonomia degli Istituti Scolastici e il continuo smantellamento degli stessi Istituti, con un futuro distruttivo dimensionamento scolastico che non tiene in alcun conto le specificità dei territori, prevede la creazione di Istituti “monstre” ingestibili e la perdita di migliaia di posti di lavoro;
PER la modifica della Legge Fornero e della Legge Dini che allungano a dismisura la vita lavorativa e prevedono pensioni miserabili per le prossime generazioni e CONTRO il disegno di legge di bilancio del Governo che peggiorerebbe le attuali e future pensioni intaccando anche diritti acquisiti;
CONTRO l’Autonomia Differenziata, la scuola della delirante didattica delle competenze addestrative e della digitalizzazione selvaggia, con lo sperpero dei denari del PNRR, e PER l'abolizione dell'INVALSI;
PER l'immissione in ruolo di tutte/i le/i precari/e che hanno 3 anni di servizio, con la modifica delle norme sul reclutamento e CONTRO l'ultimo CCNL Scuola che prevede aumenti ridicoli rispetto all’inflazione ed alla perdita del potere d’acquisto degli ultimi anni;
CONTRO qualsiasi GUERRA le servitù militari e le spese militari in continuo aumento e PER la riconversione delle fabbriche di armi e la fine del loro commercio con investimenti di tali risorse nelle urgenti necessità sociali.
di KATIA PIEMONTESE
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