Il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato i primi dati generali sugli esiti delle immissioni in ruolo 2022/23.
A fronte di un contingente di 94.130 posti ne sono stati assegnati 41.359 (di cui peraltro 14.642 sono contratti a TD che saranno trasformati in assunzioni effettive solo al termine degli specifici percorsi che si completeranno per il prossimo anno scolastico).
Suscita qualche perplessità che nel report del Ministero vengano confusi i dati di quest’anno con quelli dell’anno passato, laddove le assunzioni da GPS del 2021/22 vengono inserite nel pacchetto delle assunzioni di quest’anno in maniera che il dato venga “gonfiato” di ben 9.056 unità, che però sono assunzioni del contingente vecchio.
Gli annunci del Ministro Bianchi si scontrano con la realtà di una riforma del reclutamento definita nel PNRR e mai partita, con corsi abilitanti che ancora sono una chimera, errori clamorosi nei quiz del concorso ordinario e meno della metà dei posti disponibili coperti da effettive assunzioni a tempo indeterminato.
Valutazione dei risultati:
A fronte dell’impegno profuso da Uffici scolastici, scuole e commissioni per le tre procedure concorsuali avviate (concorso straordinario, ordinario e straordinario-bis) possiamo dire che il risultato è tutt’altro che soddisfacente.
La scuola parte ancora con orari a scartamento ridotto e troppe classi scoperte.
Come si evince dalla tabella, di 41 mila assunzioni almeno 14 mila sono riconducibili a procedure straordinarie, e sebbene il Ministero non pubblichi il dato analitico, noi sappiamo benissimo che di quelle 14 mila la parte più significativa è riconducibile alle assunzioni da GPS 1 fascia sostegno. Senza questa misura straordinaria, su cui noi ci siamo fortemente battuti, nonostante fosse osteggiata da Palazzo Chigi, gli esiti sarebbero stati ancora più deludenti.
E’ chiaro quindi che le nostre proposte di avviare procedure abilitanti per i precari con tre anni di servizio e meccanismi di assunzione veloci e funzionali da una graduatoria ad hoc sono pienamente valide e costituiscono l’unica strada davvero percorribile per azzerare l’abuso del precariato.
Prospettive:
Occorre una riforma del sistema di reclutamento che metta al centro la formazione in ingresso, con corsi abilitanti gestiti in collaborazione da scuola e università collegati a meccanismi di accesso al ruolo, in modo da evitare che si creino nuove sacche di precariato.
In questo contesto la priorità nell’accesso va garantita ai docenti precari con 3 anni di servizio e, parallelamente, al personale di ruolo su altro grado/classe di concorso, che aspetta da anni corsi abilitanti specifici.
Non bisogna dimenticare il personale delle scuole paritarie e private, dove l’abilitazione è requisito per essere assunti a TI. Quindi, oltre a calendarizzare il concorso abilitante bandito nel 2020 e mai avviato, occorre prevedere anche per questo personale i percorsi abilitanti specifici, come del resto prevedeva originariamente il Dlgs n. 59 del 2017.
Un sistema efficace deve coniugare formazione in ingresso, abbattimento dell’abuso dei contratti a termine e del precariato e sistemi selettivi snelli incentrati sulla formazione delle future professionalità che operano nella scuola.
di CLAUDIO CASTAGNA
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