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Morelli, l’ansia e i giovani: “Come la rosa matura a maggio, così ogni ragazzo ha un tempo di maturazione differente”

Aggiornamento: 30 mag

Quando i genitori dimenticano di dire “no” e i figli inseguono la perfezione, l’ansia diventa compagna di viaggio...

"Mi colpisce tantissimo la diffusione dell'ansia fra i giovani. Ma cosa manca ai nostri ragazzi?" È la domanda che si pone Raffaele Morelli, psichiatra, psicoterapeuta e saggista italiano, riflettendo sull’aumento dei disturbi d’ansia tra i giovani. Molte delle loro preoccupazioni riguardano il futuro, e le figure genitoriali giocano un ruolo cruciale in questo scenario.

Secondo l’esperto, ciò che manca è l’autorevolezza dei genitori: i ruoli si sono mescolati a tal punto da rendere poco chiari i confini tra la figura del genitore e quella del figlio. A tal proposito afferma: "Noi siamo una generazione di genitori che non ha posto bene la distanza fra noi e i figli. Non solo siamo genitori molto affettuosi quando sono bambini, ma continuiamo ad esserlo anche quando entrano nell’adolescenza." Per Morelli, ciò che manca ai giovani è il sogno, la speranza, l'ambizione. I social hanno semplificato e reso immediato tutto, e quei piccoli display, sostiene l’esperto, non fanno altro che aumentare le insicurezze, imprigionando i ragazzi in ideologie di perfezione e giudizi irreali: "Le generazioni precedenti idealizzavano, fantasticavano, sognavano."

Morelli aggiunge che l’ombra delle aspettative incombe sulla vita dei giovani. Vivere con la costante preoccupazione di non essere “in tempo” non è semplice. A questo proposito afferma:"Abbiamo l’idea che a scuola tutti debbano raggiungere gli stessi risultati insieme, dimenticando una cosa importante: che la rosa matura a maggio, e sarebbe una pessima rosa se andassimo a cercarla a ottobre. Ogni ragazzo ha un tempo di maturazione differente, come in natura."

L’esperto, come molti suoi colleghi, sottolinea l’importanza di educare i giovani ai “no”.

Nel loro futuro questi ragazzi incontreranno parecchi no, e incontreranno situazioni spiacevoli, rifiuti, abbandoni, esami universitari difficili da sostenere, colloqui di lavori ai quali verranno scartati, ma tutto questo fa parte della crescita necessaria e indispensabile di ogni individuo. Ricevere dei no, sposta l’attenzione, che prima era unicamente su loro stessi, sul mondo. Fa conoscere ai ragazzi l’idea che non sono gli unici , ma esistono loro in relazione al mondo e col mondo, a tal riguardo afferma: “I genitori sono fatti per dire tanti no, perché nei no incominciano a capire che c’è qualcuno che differisce dal tuo modo di vedere il mondo. Seguire ogni capriccio è una delle più gravi malattie di quest’epoca e consegna i nostri ragazzi ad un’insicurezza che fa parte dell’adolescenza ma che oggi ha raggiunto livelli che dobbiamo affrontare. Una civiltà senza dolore muore, quindi lasciamo che i nostri figli conoscano il dolore, che conoscano l’abbandono ”. 


Morelli conclude il suo pensiero con un monito ai genitori: crescere i figli illudendoli che esista una vita perfetta, che li accoglierà sempre e con tutte le porte aperte, è una grave forma di diseducazione. Prima questi giovani si confronteranno con la realtà, prima capiranno che esistono modi di pensare differenti dai loro. E ogni pensiero diverso va rispettato, osservato, compreso e interiorizzato.


di NATALIA SESSA

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