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Gite scolastiche, una tragedia riaccende l’allarme: docente muore a 43 anni, servono tutele e compensi adeguati

Ore extra, responsabilità enormi e nessun riconoscimento economico: sempre più insegnanti rinunciano ad accompagnare gli alunni. Dopo l’incidente, si chiede una svolta concreta per i diritti dei docenti nelle attività extracurricolari.


Gli insegnanti non vogliono più accompagnare gli alunni in gita scolastica, ma è davvero così? Le gite scolastiche rappresentano momenti fondamentali per la crescita degli studenti: offrono esperienze educative, sociali e culturali al di fuori delle aule. Tuttavia, organizzare e accompagnare una gita richiede attenzione, responsabilità e pazienza — qualità indispensabili per garantire un’esperienza positiva e sicura. Purtroppo, oggi queste attività vengono sempre più messe in discussione, non solo per i rischi, ma anche per la scarsa retribuzione (o inesistente) prevista per i docenti accompagnatori.

Questo tema, già discusso in varie sedi, è tornato drammaticamente alla ribalta dopo la tragica notizia della docente 43enne che ha perso la vita in un incidente stradale mentre era in gita con i suoi alunni. Un episodio che ha riaperto il dibattito su tutele, responsabilità e compensi.Attualmente, ai docenti non è riconosciuto alcun compenso specifico per l’accompagnamento in gita. Lo Stato Italiano considera queste attività come “ore aggiuntive non di insegnamento” e le eventuali retribuzioni derivano dal Fondo per le Istituzioni Scolastiche.

In termini economici, un insegnante può ricevere:

  • 38,50 €/ora per attività didattiche aggiuntive rispetto al servizio curricolare;

  • 19,25 €/ora per attività funzionali all’insegnamento, escludendo le 40 + 40 ore previste da contratto.

In realtà, la casistica più comune è quella in cui l’importo viene stabilito a livello di contrattazione d’istituto, con differenze significative tra una scuola e l’altra.

Ma il nodo non è solo economico. Molti insegnanti lamentano anche:

  • Invasione della privacy, sia personale sia dell’esperienza stessa, con i genitori costantemente aggiornati tramite gli smartphone dei figli e pronti a intervenire o lamentarsi;

  • Sorveglianza continua degli studenti, spesso anche nelle ore notturne, per prevenire comportamenti scorretti, atti vandalici o situazioni di rischio;

  • Eccessiva responsabilità nei confronti degli alunni con disabilità, che necessitano di un’attenzione e una preparazione specifica.

Le gite devono essere un diritto per tutti gli studenti, compresi quelli con bisogni educativi speciali, ma è necessario garantire servizi adeguati e personale di supporto per tutelare sia gli alunni sia i docenti.

Le gite scolastiche restano esperienze educative imprescindibili. Ma affinché possano continuare a svolgersi in modo sereno e sicuro, è fondamentale riconoscere e valorizzare il ruolo degli insegnanti. La soluzione non è rinunciare a queste attività, ma fornire servizi, assistenza e compensi adeguati a chi sceglie, con coraggio e dedizione, di prendersi cura degli studenti anche fuori dall’aula.


di Natalia Sessa

EDUCAZIONE
E CULTURA

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