Galimberti: i giovani, come naviganti e non spettatori, sono in grado di costruire il loro futuro quando imparano l’arte del vivere, riconoscendo le proprie capacità e facendole fiorire secondo misura
- La Redazione
- 7 mag
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“I giovani sono una costruzione. E se l’attesa è ansia che quella costruzione che essi sono abbia buon fine, la speranza attiva il loro comportamento affinché sia nelle loro mani l’accadere del…”

Dovremmo domandarci più spesso come si sentono i giovani d’oggi, alla luce di una società che impone ritmi sfrenati, richiedendo perfezione ed eccellenza, così da essere sempre più efficienti e produttivi, trascurando i sogni, le passioni e le ambizioni delle nuove generazioni.
A tal proposito il filosofo, saggista e psicoanalista Umberto Galimberti si pone un importantissimo interrogativo: “È possibile oltrepassare il nichilismo e soprattutto la ricaduta sui giovani della sua atmosfera che fa ripiegare ogni senso su se stesso, che spegne ogni iniziativa, che cancella ogni prospettiva, che inoltra in quella notte buia e così poco rassicurante dove il futuro si fa incerto e ogni slancio vitale implode?”.
Ecco allora che il filosofo parla “dell’etica del viandante”: i giovani, affrancati dall’illusione di una meta da raggiungere, si abbandonano alla corrente della vita, non più come spettatori ma come naviganti.
Le nuove generazioni, in tal modo, non stanno più al gioco della stabilità e della definitività, ma guardano il mondo con occhi diversi, riscoprendolo nella sua interezza come continua novità e creazione.
“L’andare che salva se stesso, cancellando la meta, inaugura infatti una visione del mondo radicalmente diversa da quella dischiusa dalla prospettiva della meta che cancella l’andare”, così come ci spiega in maniera dettagliata Umberto Galimberti.
In tal modo i giovani d’oggi, dopo aver rinunciato alla meta, sanno guardare in faccia l’indecifrabilità del destino, costruendo con le proprie forze il loro cammino, senza affidarsi alla benevola provvidenza.
Per poter essere felici le nuove generazioni, oltrepassando il nichilismo, dovranno ripatire da due concetti fondamentali: l’attesa e la speranza.
“Nell’attesa non c’è durata, non c’è organizzazione del tempo, perché il tempo è divorato dal futuro che risucchia il presente a cui toglie ogni significato, perché tutto ciò succede è attraversato dal timore e dall’angoscia di mancare l’evento. La speranza, invece, guardando più lontano e ampliando lo spazio del futuro, distoglie l’attesa dalla concentrazione sull’immediato e dilata l’orizzonte”, queste le considerevoli parole del filosofo.
La speranza, infatti, rappresenta l’apertura del possibile, dove il futuro non è più una minaccia ma una promessa, dove la nostra identità non è più concepita come un fatto ma come un’interminabile e mai conclusa costruzione.
“I giovani sono una costruzione. E se l’attesa è ansia che quella costruzione che essi sono abbia buon fine, la speranza attiva il loro comportamento affinché sia nelle loro mani l’accadere del buon fine. In questo senso diciamo che l’attesa è passiva, perché vive il tempo come qualcosa che viene verso di noi, la speranza invece è attiva perché ci spinge verso il tempo, come verso quella dimensione che ci è assegnata per la nostra realizzazione. I giovani sono attivi quando con la speranza vanno verso il tempo e non quando con l’attesa aspettano che il tempo venga verso di loro” in tal modo termina la sua riflessione Umberto Galimberti.
I giovani, come naviganti e non spettatori, saranno in grado di costruire attivamente il loro futuro quando avranno imparato l’arte del vivere, riconoscendo le proprie capacità e facendole fiorire secondo misura, garantendo così la propria autorealizzazione.
È importante, dunque, che le nuove generazioni ritornino a progettare, sfidando il presente per mettersi alla prova, riappropriandosi di quella passione ed espansività che consentono loro di vivere la propria esistenza pienamente, incuriosendosi ed innamorandosi di sé, senza mai trascurare i propri sogni, imparando a vivere intensamente ogni attimo della loro vita, pensando al futuro con fiducia ed ottimismo.
di VALENTINA TROPEA