Emergenza ambientale a Foggia, oltre 618.000 tonnellate di rifiuti industriali sono state smaltite illegalmente nelle campagne del Tavoliere delle Puglie. Il CNDDU esprime profonda preoccupazione
- La Redazione
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"Anche gli episodi più recenti, come l’abbandono notturno di balle di rifiuti nei pressi dei campi di grano tra Ascoli Satriano e Stornarella, dimostrano l’assoluta vulnerabilità di... "

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profonda preoccupazione e sdegno per la gravissima emergenza ambientale che sta interessando il territorio della provincia di Foggia. Le notizie riportate dalla stampa nazionale e dai recenti servizi di denuncia, tra cui quello trasmesso da Striscia la Notizia, hanno messo in luce una situazione drammatica: oltre 618.000 tonnellate di rifiuti industriali sono state smaltite illegalmente nelle campagne del Tavoliere delle Puglie, un’area rinomata per l’eccellenza delle sue produzioni agricole, in particolare olio e vino.
Tra gli uliveti e i campi di grano sorgono ormai vere e proprie colline di rifiuti, alimentate da un sistema criminale radicato che coinvolge la criminalità organizzata locale in collegamento con la camorra. Non si tratta, come è emerso chiaramente dalle indagini e dalle dichiarazioni di Legambiente, di abbandoni sporadici o casuali, ma del frutto di un’attività sistematica e organizzata che sfrutta il territorio come discarica abusiva, compromettendo gravemente l’ambiente, la salute dei cittadini e la reputazione delle produzioni locali.
L’area del Foggiano si sta rapidamente trasformando in una nuova “Terra dei Fuochi”. Gli incendi che divampano nelle zone già interessate da discariche abusive, come nel caso di Borgo Cervaro, mettono ulteriormente a rischio le coltivazioni, contaminano l’aria e diffondono timori legittimi tra gli agricoltori. Anche gli episodi più recenti, come l’abbandono notturno di balle di rifiuti nei pressi dei campi di grano tra Ascoli Satriano e Stornarella, dimostrano l’assoluta vulnerabilità di un’area che, per la sua importanza agricola e ambientale, dovrebbe invece essere tutelata con ogni mezzo.
A rendere la situazione ancora più allarmante è la lentezza delle risposte istituzionali. Il caso della mancata rimozione delle ecoballe in siti strategici, denunciato dal consigliere comunale Giuseppe Marasco, evidenzia una cronica carenza di interventi concreti e una preoccupante inerzia nella gestione della bonifica. La presenza di rifiuti in zone come l’ex ENEA di Monte Aquilone o l’area industriale D46 non solo perpetua l’inquinamento del suolo e delle falde acquifere, ma espone l’intera collettività a rischi ambientali permanenti.
In tale contesto, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ritiene fondamentale che venga immediatamente accolta la proposta di Legambiente di riconoscere l’area come Sito di Interesse Nazionale. Questo passaggio, oltre a garantire un monitoraggio più stringente e maggiori risorse per la bonifica, rappresenterebbe un segnale politico importante per contrastare con fermezza le ecomafie e ripristinare la legalità nei territori colpiti.
Tuttavia, la risposta a questa emergenza non può e non deve limitarsi all’azione delle istituzioni. È necessario un coinvolgimento profondo e attivo del mondo dell’educazione. La scuola, per il suo ruolo centrale nella formazione dei cittadini del futuro, è chiamata a promuovere un’educazione ambientale che non sia solo nozionistica, ma anche civica, etica e partecipata. I giovani devono comprendere che la difesa dell’ambiente è un diritto umano fondamentale, sancito anche dalla nostra Costituzione, e che la salvaguardia del territorio è un dovere collettivo, che si esercita ogni giorno con gesti concreti, consapevolezza e impegno.
Il CNDDU rivolge dunque un forte appello alle comunità educative, affinché si facciano promotrici di percorsi di sensibilizzazione, momenti di riflessione, progetti scolastici e iniziative che mettano al centro la legalità ambientale e il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo. Solo attraverso l’alleanza tra scuola, istituzioni, cittadini e società civile sarà possibile invertire la rotta e costruire una cultura della responsabilità ambientale condivisa.
Il Tavoliere delle Puglie non può essere sacrificato sull’altare dell’illegalità e dell’abbandono. È necessario agire subito e con decisione, perché ogni giorno che passa senza un intervento incisivo aggrava le ferite di un territorio che chiede giustizia e rinascita. La difesa dell’ambiente è difesa della vita, della salute, del lavoro e della dignità umana.
di LA REDAZIONE
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