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Crepet: “Credete nei vostri figli, soprattutto quando meno se lo meritano, inorgoglite il loro talento, insuperbite la loro volontà, perché vi ringrazieranno quando sarete vecchi”

I genitori devono credere nei loro figli soprattutto quando il loro talento non è ancora così chiaro e manifesto, stimolando il loro estro e la loro creatività, avendo cura di annaffiare ogni giorno quel fiore non ancora sbocciato…


Essere un buon educatore, in qualità di genitore, implica sicuramente una grande responsabilità, accortezza e consapevolezza: si tratta di una funzione di notevole importanza che richiede senz’altro un elevato grado di assennatezza proprio perché le scelte pedagogiche intraprese oggi potranno avere ripercussioni significative domani, consentendo ad un bambino adeguatamente educato di diventare ben presto un adulto gentile, cortese e dedito all’ascolto.

“Vorrei sapere come mi devo comportare con mio figlio, che ha cinque anni e pensa troppo”, questa l’insolita domanda rivolta al sociologo e psichiatra Paolo Crepet da una mamma nell’ambito di una sua conferenza.

Le preoccupazioni che attanagliano i genitori sono dunque molteplici ma ciò che temono maggiormente è la «non socializzazione» del proprio bambino, come se questa potesse celare un disagio psicologico o come se, invece, il bambino perfettamente «socializzato» fosse immune da qualsiasi fragilità psicologica, così come ci spiega dettagliatamente lo psichiatra.


“Non capita mai di ascoltare un genitore che dica di essere preoccupato per il proprio figlio che «pensa poco»: il problema è quello opposto. Né è facile incontrare qualcuno che dica che il suo bimbo «parla troppo», perché non si temono più né un eloquio logorroico né le parolacce: il vero incubo è il pensiero, la possibilità che un bambino possa essere dotato di un modo proprio di ragionare”, queste le significative parole di Paolo Crepet.

Quindi non ci si preoccupa di ciò che potrebbe celare una difficoltà nello sviluppo e nella crescita di un bambino ma di ciò che comporta un impegno costante e gravoso per il genitore.

Un bambino che «pensa troppo» rappresenta, pertanto, un bambino impegnativo ed è questo ciò che si teme maggiormente: da un lato il genitore ha paura di non essere all’altezza delle aspettative e delle ambizioni del figlio, dall’altro preferirebbe non doversi impegnare così tanto ed essere costretto a relazionarsi quotidianamente e faticosamente con chi non si accontenta di parole banali e gesti ripetitivi, non si rassegna al silenzio familiare, ma esige di più proprio dalla sua famiglia e dal mondo. “Un bambino che «pensa troppo» rappresenta invece un potenziale talento che andrebbe indirizzato, condotto, seguito, sospinto”, così come sottolinea lo psichiatra.

Dunque i genitori devono credere nei loro figli, soprattutto quando il loro talento non è ancora così chiaro e manifesto, stimolando il loro estro e la loro creatività, avendo cura di annaffiare ogni giorno quel fiore non ancora sbocciato ma che potrà schiudersi a breve, senza mai trascurare passioni ed ambizioni che permetteranno ai giovanissimi di vivere pienamente ed intensamente la loro esistenza senza rimorsi o rimpianti.


“Credete nei vostri figli, soprattutto quando meno se lo meritano, inorgoglite il loro talento, insuperbite la loro volontà, perché vi ringrazieranno quando sarete vecchi”, questa la considerevole raccomandazione che Paolo Crepet rivolge ai genitori senza alcuna esitazione ma con forza e determinazione.

In una società nella quale i giovani sembrano essere disorientati e smarriti, privi di punti di riferimento, ecco allora l’importanza di un buon educatore capace di restituire loro l’essenziale, e cioè il desiderio, quella forza motrice in grado di rendere la loro esistenza degna di essere vissuta senza mai omologarsi o conformarsi al volere degli altri ma guardando sempre oltre l’orizzonte, così da esaudire i propri sogni ed essere realmente se stessi.



di VALENTINA TROPEA

EDUCAZIONE
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