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CREPET, "ESSERE SOLI È TERRIBILE" SPERIMENTARE LA SOLITUDINE PER ACCOGLIERE E STUPIRCI DELLA PARTE PIÙ NASCOSTA DI NOI

"È vero esistono anche emozioni spiacevoli, sgradevoli, ma sono proprio quelle che ci aiutano a tirare fuori il meglio di noi, perché ci impongono  di dover lavorare su noi stessi..."


Abbiamo migliaia di amicizie su Facebook, le notifiche piene di cuori rossi eppure la sensazione di solitudine non ci abbandona mai. Paolo Crepet, noto psichiatra e sociologo, in un recente podcast cerca di rispondere in merito a tale argomento che riguarda da vicino la vita di ognuno di noi. L’esperto fa una netta distinzione tra “essere soli” e “sentirsi soli” e a tal proposito dichiara "essere soli è terribile".

Perché, nonostante la vita abbia dei ritmi frenetici con agende sempre più piene si ha la certezza di essere soli in mezzo a tanti. Se ci soffermiamo ad analizzare bene quanti e quali sono i veri amici, quelli che ci vogliono bene davvero e che restano con noi anche nei momenti di difficoltà allora resteremo molto delusi del risultato. Il problema delle moderne generazioni è proprio questo, si ha quasi paura di restare soli. 

 Si cerca di riempire la vita con rapporti superflui e impegni inutili, solo per sentire la soddisfazione di una vita apparentemente piena. Saper stare da soli è difficile, perché ci porta ad osservare da vicino i lati più oscuri di noi, quelli che non ci piacciono, che non vogliamo accettare ed ascoltare e per questo li sostituiamo con inutilità. A tal riguardo l’esperto afferma:   “ La solitudine non è essere soli ma sentirsi soli. Sono due cose diverse. Perché essere soli vuol dire non poter parlare con qualcuno, confrontarsi, piangere, disperarsi, chiedere una soluzione, chiedere un miracolo, chiedere una qualsiasi cosa. Ecco cosa significa essere soli, significa non poter parlar di sé. Ecco la solitudine è terribile. Puoi avere 7 schermi, ma non risolve questo.”.

La solitudine ci spaventa ed ascoltarla da vicino potrebbe farci soffrire e non siamo più abituati a farlo. Lo scenario culturale che si pone davanti a noi rifiuta e respinge in qualsiasi modo le emozioni spiacevoli perché ci portano in stati di malessere interiore, le avvertiamo come sgradevoli . È vero esistono anche emozioni spiacevoli, sgradevoli, ma sono proprio quelle che ci aiutano a tirare fuori il meglio di noi, perché ci impongono  di dover lavorare su noi stessi, smussare angoli e guardare da vicino le fratture della nostra anima. Avere una vita piena vuol dire non riempirla di inutilità, ma di qualità. Sperimentare la solitudine, accogliere i nostri difetti e le nostre paure ci porterà ad esplorare territori di noi che ci lasceranno stupiti. Possiamo fare grandi cose avendo fiducia di noi stessi e delle nostre capacità e con affianco poche persone, quelle pronte a supportarci sempre e a tenderci la mano anche nei momenti più difficili della nostra vita.




di LA REDAZIONE



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