Susanna Tamaro – Va’ dove ti porta il cuore: la finestra, il dolore, la gratitudine. Il ricordo commosso dell’autore
- La Redazione
- 7 ore fa
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Il racconto intimo di Susanna Tamaro, tra la finestra che ha ispirato il suo romanzo più amato, il dolore che ha segnato la sua scrittura e la gratitudine che ancora la lega ai suoi lettori...

Ci sono fotografie che non documentano semplicemente un momento, ma che sembrano custodire l’anima di un’intera vita. Una di queste è quella pubblicata recentemente da Susanna Tamaro: una finestra, semplice, silenziosa. Ma non una qualsiasi. È la finestra davanti alla quale ha scritto il suo romanzo più celebre, Va’ dove ti porta il cuore. Un libro che ha segnato intere generazioni, unendo madri e figlie, nonne e nipoti, attraverso le sue pagine intime e struggenti.
Tamaro scrive: "Sapete cosa rappresenta? La finestra davanti alla quale ho scritto Va’ dove ti porta il cuore". Aveva trentacinque anni, viveva in una casa di campagna. Una stanza piccola, con un letto di ferro, un armadio scuro, qualche libro, e il rumore lieve dei barbagianni nel solaio. Era un tempo lento, fatto di mattine dedicate alla scrittura e di pause in cui lo sguardo si perdeva tra gli alberi. Proprio una quercia — e l’arbusto parassita che la soffocava — le ispirò una delle metafore più forti del romanzo. Ma quel giorno in cui doveva scrivere la fine, accadde l’imprevedibile. Una telefonata all’alba, il cuore che si stringe prima ancora di sapere. E poi la notizia: il suo migliore amico, Pietro, si era tolto la vita. La disperazione, lo smarrimento, il peso di un dolore che rischiava di spezzare ogni parola.
"Se mi fossi lasciata andare al dolore probabilmente non sarei più riuscita a riprendere in mano il libro", confessa Tamaro. "Così, raccogliendo tutte le forze possibili e immaginabili, mi sono seduta al tavolo e ho scritto le ultime pagine."
Solo dopo lasciò che il dolore la sommergesse. Forse è proprio da lì che nasce la forza segreta di quel finale: da un cuore spezzato che ha scelto di donare ancora, prima di crollare.
Quel libro, oggi, porta la dedica a Pietro. Era un ragazzo sensibile, buono, forse troppo per un mondo che spesso non sa accogliere chi sente troppo. "Il mondo non è fatto per accogliere persone come lui", scrive Tamaro con disarmante sincerità. L’ultimo sguardo che ha di lui è quello di una luminosità strana, quasi profetica. E viene da pensare a quanto siano misteriosi i segnali che le anime ci lasciano prima di andare via. E a quanto dolore possa abitare nel silenzio di chi ci appare, per un attimo, in pace. A distanza di anni, quel romanzo continua a vivere. E anche i ricordi si risvegliano grazie alla voce dei lettori. In un secondo post, Tamaro ringrazia i tanti che hanno commentato quella foto, quel ricordo. E torna con la memoria a un tempo diverso, più umano: quando ogni settimana rispondeva alle lettere ricevute da tutto il mondo.
"Era un lavoro molto impegnativo", racconta Tamaro, "perché non mi limitavo a qualche parola ma, a seconda dei casi, scrivevo anche delle vere e proprie lettere." Non risposte veloci, ma lettere vere, scritte con carta scelta a seconda del destinatario. "Per i bambini, per le persone amanti della natura, per le persone spirituali", prosegue, "perché volevo che ogni lettera fosse segnata da un’attenzione particolare." Un tempo che oggi appare quasi irreale, in un’epoca dominata dal consumo immediato delle emozioni. "Quel tempo che ora appare così antico, dato che tutto ormai si svolge nel consumo immediato", riflette Tamaro, "è rimasto nel mio cuore come un dono di ricchezza."
Ma quelle lettere, dice, erano piene di tesori. Di sensibilità nascosta. E quando si trova qualcuno con cui camminare — anche solo per il tempo di uno scambio epistolare — nasce qualcosa di raro: una complicità, una gratitudine.
"C’è nascosta tanta sensibilità nelle persone", conclude Tamaro, "e quando si trova qualcuno insieme al quale si può camminare nasce un senso meraviglioso di complicità e gratitudine."
E allora forse il segreto di Va’ dove ti porta il cuore è proprio questo: non è solo un libro, è un cammino condiviso. Un intreccio di vite, ferite, speranze. È la prova che, anche nel dolore più profondo, l’amore può ancora trovare parole per parlare. E che, se si scrive dalla verità della propria ferita, quelle parole sanno arrivare dritte al cuore di chi legge.
ECCO LA FINESTRA DAVANTI ALLA QUALE SUSANNA TAMARO HA SCRITTO " VA' DOVE TI PORTA IL CUORE"

di Natalia Sessa