Crepet: "I genitori pompieri sono convinti di dover sempre intervenire a spegnere l’incendio delle paure dei loro figli, a tamponare le loro ferite, a perdonarli, ad accoglierli per commiserarli"
- La Redazione
- 7 ore fa
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L’omologazione che viene rimproverata ai giovani è proprio la medesima che viene messa in atto sempre più spesso dagli adulti: i genitori hanno paura di crescere i propri figli diversi dagli altri e così preferiscono crescerli…

Spesso ci si sofferma a riflettere sulla fragilità e vulnerabilità dei giovanissimi, alla luce della loro incapacità a gestire qualsiasi avversità o momento difficile, lasciandosi schiacciare dalle loro paure, omologandosi e perdendo di vista la loro vera identità.
“Mi chiedono spesso come mai i nostri bambini e i nostri adolescenti siano così fragili: sembrano spezzarsi come grissini di fronte alla prima frustrazione”, in tal modo inizia la sua significativa riflessione il sociologo e psichiatra Paolo Crepet.
Partiamo da un esempio pratico: gli esami di maturità. Mentre prima tale esperienza veniva vissuta serenamente, senza troppe ansie e preoccupazioni, adesso, invece, tutto sembra essersi trasformato in uno “psicodramma collettivo”: alle 8 di mattina del primo giorno di esame schiere di giornalisti intervistano ragazzi e ragazze sull’orlo di una crisi di nervi ed anche i genitori vogliono presenziare inderogabilmente.
“Non sono i maturandi a chiedere che mamma e papà si mettano in malattia per seguirli all’esame: sono i genitori a volerlo. Non sopportano il minimo affiorare di un turbamento nei ragazzi, e non capiscono che la loro ansia induce ansia. Un’ansia che non inizia con la maturità, ma risale a quando i figli erano ancora all’asilo”, queste le considerevoli parole di Paolo Crepet.
Si pensi, ad esempio, ad un adolescente che pianga perché la fidanzatina ha interrotto la loro relazione amorosa o ancora alla paura di un giovane ragazzo nel dover affrontare l’esame di maturità: molti genitori credono che sia loro compito dover intervenire a tutti i costi per interrompere il pianto di un ragazzo alla prima delusione amorosa o per rassicurarlo prima di sostenere un esame, proprio perché non riescono a sopportare quella disperazione e non pensano possa contribuire alla crescita sana di una ragazza o di un ragazzo ma anzi rappresenterebbe “una mala pianta che andrebbe subito estirpata”.
Tuttavia l’omologazione che viene rimproverata ai giovani è proprio la medesima che viene messa in atto sempre più spesso dagli adulti: i genitori hanno paura di crescere i propri figli diversi dagli altri e così preferiscono “crescerli tutti uguali come criceti”, senza così esporsi a critiche o giudizi. A tal fine Paolo Crepet parla proprio di «genitori pompieri» convinti di dover sempre e comunque intervenire a spegnere l’incendio delle paure dei loro figli, a tamponare le loro ferite, a perdonarli, ad accoglierli per commiserarli, a frapporsi tra loro e il muro per evitare un impatto troppo duro e doloroso.
Tuttavia la paura per un esame o le lacrime per una delusione amorosa rappresentano le pietre miliari per una crescita forte e consapevole, mattoni che servono a “edificare una vita piena, coraggiosa e matura”, e “se di quelle pietre e di quei mattoni si fanno carico i genitori sottraendoli all’ineludibile esperienza di un giovane, tutto viene vanificato e distrutto”. Pertanto i genitori devono riconquistare l’autorità perduta, senza fungere da intermediari nella vita dei giovanissimi, lasciando loro liberi di sbagliare, di cadere, non volendo estirpare a tutti i costi ogni iniziale fiammella di frustrazione che, al contrario, rappresenta il presupposto imprescindibile per una crescita forte e consapevole così che le nuove generazioni possano imparare ben presto a gestire responsabilmente e consapevolmente ogni avversità, senza mai farsi schiacciare dalle paure, dalle difficoltà, ma anzi riscoprendo una forza interiore che consenta di edificare una vita piena, coraggiosa e matura.
Dunque la funzione di un buon educatore è proprio quella di preparare le nuove generazioni alle difficili, ma anche stimolanti, sfide del futuro, restituendo loro entusiasmo e passione alla luce di un progetto di vita da plasmare con le proprie mani, senza mai tirarsi indietro, ma riassaporando lo splendore di un’esistenza vissuta per rendere felici se stessi e non per accondiscendere a tutti i costi coloro che ci circondano, perché per essere liberi occorre in primis essere coraggiosi.
di VALENTINA TROPEA
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