Studentessa muore nel suo primo giorno di lavoro su un catamarano turistico a Venezia, il CNDDU si unisce al dolore della famiglia
- La Redazione
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"La giovane, al suo primo giorno di lavoro su un catamarano turistico, è morta a seguito di un incidente evitabile, vittima di un sistema che troppo spesso non garantisce le condizioni ... "

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, profondamente scosso dalla tragica morte di Anna Chiti, studentessa diciassettenne dell’Istituto Nautico “Vendramin Corner” di Venezia, si unisce al dolore della famiglia, della comunità scolastica e dei compagni della giovane.
Al contempo, si sente chiamato ad esprimere con forza un appello pubblico alle istituzioni e all’intera società civile affinché venga garantita una reale tutela dei giovani impegnati nei percorsi formativi e nei primi approcci al mondo del lavoro.
Quella che doveva essere un’esperienza formativa e stimolante per Anna si è trasformata in un dramma inaccettabile. La giovane, al suo primo giorno di lavoro su un catamarano turistico, è morta a seguito di un incidente evitabile, vittima di un sistema che troppo spesso non garantisce le condizioni minime di sicurezza.
Era entusiasta di quell’opportunità, animata da una passione autentica per il mare e da un forte senso di responsabilità. Non possiamo permettere che il suo sogno spezzato venga archiviato come una semplice fatalità.
La morte di Anna ci impone un’assunzione collettiva di responsabilità. Chiediamo con forza:
Controlli più rigorosi e frequenti nei luoghi di lavoro che accolgono minorenni. Ogni azienda, ogni ente, ogni realtà che coinvolge studenti deve essere certificata, monitorata e ispezionata periodicamente da organi indipendenti e qualificati. È necessario impedire che vengano affidati compiti non adeguati a chi non ha ancora completato la propria formazione o non possiede l’esperienza necessaria a fronteggiare situazioni critiche.
Trasparenza assoluta sui contratti, le mansioni e le condizioni lavorative. Le famiglie, le scuole e gli studenti devono poter conoscere nel dettaglio quali attività verranno svolte, con quale grado di rischio, quale formazione è stata ricevuta, e quali dispositivi di sicurezza sono previsti. Solo così si potrà parlare davvero di tutela e di scelta consapevole.
Un sistema di responsabilità chiaro e vincolante. Ogni evento grave deve comportare un’immediata indagine e un tracciamento delle responsabilità. È indispensabile istituire un registro nazionale delle segnalazioni e delle inadempienze, per tenere memoria e intervenire prima che altri episodi drammatici possano verificarsi.
L’istituzione di un organismo di vigilanza interministeriale permanente. Occorre creare un sistema di sorveglianza e intervento che veda coinvolti Ministero dell’Istruzione, del Lavoro, della Sanità, della Protezione Civile e associazioni professionali, al fine di coordinare, aggiornare e rendere realmente operative le normative a tutela degli studenti.
La promozione di una cultura della sicurezza. La sicurezza non deve più essere percepita come un obbligo burocratico. Deve diventare educazione civica attiva, parte integrante dei percorsi formativi scolastici e vissuta come valore irrinunciabile in ogni ambito della vita sociale e lavorativa.
La morte di una ragazza di soli diciassette anni, che coltivava il sogno di diventare ufficiale di coperta e di solcare i mari, non può e non deve restare un caso isolato senza conseguenze. È un campanello d’allarme che ci riguarda tutti. Le scuole, le istituzioni, le aziende, le famiglie devono unirsi per costruire una rete solida di protezione attorno ai nostri giovani.
Il lavoro non può essere un pericolo. L’apprendimento non può essere una condanna. La formazione deve sempre tutelare, mai esporre alla morte.
Per Anna, per tutti gli studenti che ogni giorno cercano il loro posto nel mondo, pretendiamo giustizia e sicurezza. Subito."
di LA REDAZIONE
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