top of page

Crepet: "Un uomo è forte solo se riconosce la propria fragilità. La passione nasce da lì"

In un mondo che vive di paure e privazioni, Crepet invita genitori e insegnanti a non proteggere eccessivamente i bambini, ma a farli confrontare con la realtà, il dolore e la paura. Solo così si costruisce la vera forza...

In un’epoca dominata dalla paura e dalla continua ricerca di sicurezza, il sociologo e psichiatra Paolo Crepet ci offre una riflessione profonda sulla vera forza dell’uomo. Secondo Crepet, riconoscere la propria fragilità non è un segno di debolezza, ma il punto di partenza per scoprire la passione e la forza autentica che ci sostiene nella vita. La realtà che ci circonda è sempre più caratterizzata dalla logica della sottrazione.


Più in particolare, come afferma il noto sociologo e psichiatra Paolo Crepet, si tratta di una "sottrazione rassicurante", e cioè cerchiamo di allontanarci e di sottrarci da tutto ciò che ci può nuocere, costruendo le nostre esistenze su ciò che più temiamo invece di concentrarci sul concetto stesso di amore e di affetto. A tal proposito, Crepet sottolinea come "genitori, single, anziani, sportivi, evergreen: tutti alla caccia di ciò che non ci deve essere, tutti consolati dalla mancanza e non dalla presenza". Ed allora, emerge una chiara situazione di allarme in cui versiamo, caratterizzata da una costante paura che genitori ed insegnanti trasmettono ai bambini, rendendoli incapaci di difendersi se non aggrappandosi proprio a quegli stessi adulti, i quali rappresentano la fonte delle loro incertezze e dei vuoti che i giovani sono poi destinati a portare con sé non solo nella fase della crescita, ma fino all'età adulta.

Inoltre, Crepet mette in luce un altro importante profilo della moderna società sempre più connotata dall'ipocondria e dalla paura costante della morte e della malattia. Infatti, come affermato dallo stesso sociologo, "le città si riempiono di parafarmacie, veri e propri mercati aperti spesso 24 ore su 24 per rincuorare le nostre angosce, distributori di rassicurazioni chimiche o di rimedi «naturali» per ansie, insicurezze, paranoie. Ogni strillo su qualche attentato alla nostra salute trova immediatamente alloggio nell’infinito repertorio di prodotti placebo pubblicizzati da innumerevoli chat digitali, sequele di messaggini che circolano di giorno e di notte con lo scopo di seminare panico, annientare certezze, vanificare avanzamenti scientifici". Si finisce così per formare una identità collettiva fondata su pericoli immaginari ed a farne le spese sono ovviamente i più piccoli in quanto più fragili e "vittime di un mondo che trova la propria forza nell'idea del complotto, che inocula il timore che qualsiasi cosa facciamo, mangiamo, beviamo, assumiamo possa esserci dannosa o fatale".

Ciò che ne deriva è il dilagare della paranoia e l'assurdità risiede nel fatto che il concetto di libertà viene oggi ritenuto strettamente dipendente da quello di privazione poiché si può essere liberi solo qualora ci si privi di qualcosa. In una tale realtà occorre pertanto chiedersi che fine faranno i sentimenti dal momento che non ci si può fidare di nessuno. A tal proposito, lo psicoterapeuta ritiene che "l’ideale per molti genitori è far crescere i propri figli in una sorta di reparto di rianimazione, dove anche l’ultimo acaro è stato debellato. Prevale un’idea di assoluto «candore educativo». Sono gli stessi adulti che ritengono sia corretto per un bambino passare ore alla playstation con giochi violenti, ma pur sempre virtuali. È la realtà il nemico che vogliono combattere. Non si tratta soltanto di ipocrisia, ma di una paura introiettata da parte di chi educa e proiettata sui più piccoli.

Ci si convince che un bambino debba vivere solo esperienze virtuali in quanto l’adulto di riferimento non è in grado di spiegare cosa significano dolore, pena, passione: una vita anestetizzata è meno faticosa e problematica da spiegare rispetto a quella reale. E la passione diventa così un concetto edulcorato, insapore, idealizzato e irreale". Alla luce di tutto ciò, appare fondamentale che i genitori e gli insegnanti facciano sperimentare e vivere ai più giovani il concetto di paura nonché quello di dolore affinché possano rafforzarsi e comprendere il senso dell'esistenza perché "un uomo può dirsi davvero forte soltanto se ha riconosciuto la propria fragilità e dunque la passione che se ne può ricavare. Invece, molti manifestano il proprio disagio nei confronti di tutto ciò che vivono come difetto".

Qual è la tua esperienza riguardo alla fragilità ed alla forza interiore? Hai mai vissuto momenti in cui riconoscere una debolezza ti ha dato nuova energia? Condividi il tuo pensiero nei commenti, dopo i post correlati, e diffondi questa riflessione con chi pensi ne abbia bisogno.

di VALENTINA TROPEA

Comments


EDUCAZIONE
E CULTURA

NUOVI BANNER - 2 (2000 × 2160 px) (2).jpg
ID CERT (3).jpg
SUCCESSO 1
AUMENTA IL PUNTEGGIO IN GRADUATORIA DOCENTI
SUCCESSO 1
BANNER - NUOVA HOME PAGE

GPS 2024 2026

AUMENTA IL PUNTEGGIO IN GRADUATORIA DOCENTI
BANNER - NUOVA HOME PAGE

INVIACI IL TUO COMUNICATO

info@ascuolaoggi.it

ascuolaogginews@gmail.com

A scuola oggi è un portale che tratta notizie su quanto accade nel mondo scuola. Notizie per docenti di ruolo, docenti di sostegno, docenti precari, personale ATA, educatori, genitori e alunni. Inoltre le sezioni dedicate ai membri offrono servizi aggiuntivi: corsi gratuiti e supporto a quanti richiedono informazioni.

bottom of page