IL PARERE DEGLI ESPERTI
Il 31 marzo 2022 è stata momentaneamente definita come data di scadenza dello stato di emergenza covid nel nostro Paese, ma ad oggi ci si chiede se questa data verrà prorogata o no.
Dopo 26 mesi di stato d’emergenza, secondo il direttore della Clinica di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, è arrivato il momento di uscire da questa fase: è necessario un ritorno alla normalità.
Ad oggi, il virus è in una fase di Endemia, non più Pandemia, di conseguenza è bene imparare a conviverci nel migliore dei modi, senza continuare a vivere in un situazione di emergenza.
"Per fare cose normali non bisogna dire che serve l'emergenza, il generale Figliuolo può rimanere a gestire la macchina organizzativa senza che ci sia lo stato di emergenza. Ci sono casi, ricoveri, ma il tutto in maniera molto diversa rispetto a un anno fa", afferma Bassetti.
Anche il virologo Andrea Crisanti condivide il pensiero di Bassetti: è arrivato il tempo di adattarsi.
Il termine è stato fissato per la fine di marzo, e qualora dovesse essere prolungato, starebbe a significare che non ci si vuole ancora adattare ad una possibile convivenza con il virus.
Secondo Mauro Pistello, direttore Unità di Virologia Azienda ospedaliera universitaria di Pisa, vicepresidente della Società italiana di microbiologia e tra i fondatori della rete di sequenziamento dell'Istituto superiore di sanità, attualmente ci sono i propositi per abbandonare lo stato d’emergenza secondo l'attuale scadenza prefissata, ma precisa: "Attenzione questo non deve significare interrompere la campagna vaccinale che soprattutto per gli adolescenti deve andare avanti con maggior forza. Ma credo che sia arrivato il momento di andare ad intervenire solo sui sintomatici e lasciare più libertà agli asintomatici vaccinati. Sono sempre ottimista, oggi abbiamo tanti vaccini e possiamo tenere sotto controllo l'epidemia. Sappiamo diagnosticare la malattia e siamo attrezzati anche dal punto di vista clinico".
Per Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano, l’attuale stato di emergenza è a dir poco ingiustificato: quando uno stato d'emergenza diventa fin troppo lungo, in fin dei conti, non è più un’emergenza.
Tutto ciò che ad oggi viene fatto, tutte le decisioni più o meno criticabili prese e le relative misure di sicurezza possono essere attuate allo stesso modo, anche in assenza di uno stato di emergenza del Paese.
“L'emergenza serve per rispondere immediatamente a un problema inaspettato. Oggi invece siamo nella fase della pianificazione", conclude Gismondo.
Più cauta la posizione di Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit): "Decidere ora se togliere lo stato di emergenza mi pare un po' presto. A caldo direi che sarebbe meglio prorogarlo fino all'estate, ma si può anche verificare l'andamento epidemiologico e decidere a ridosso della scadenza. Dobbiamo essere cauti e non fare passi troppo lunghi che potrebbero inficiare quanto di buono fatto fino ad oggi".
di VALENTINA ZIN
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