L’anno che sta volgendo al termine ha fatto registrare un record: a seguito delle condanne dei giudici, che si sono dovuti pronunciare sui ricorsi promossi da Anief, lo Stato ha pagato la cifra tonda di 9 milioni di euro, con una motivazione di base: l’ostinarsi a voler continuare a violare le norme europee. “Questi risarcimenti - commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – ci rincuorano, perché significa che quella intrapresa è la direzione giusta, sempre a difesa dei diritti del personale. Allo stesso tempo, però, c’è da riflettere, perché sempre più spesso la tutela del personale passa sempre più per i tribunali e non per le vie legislative. Quelli che presentiamo sono i numeri veri, riguardanti casi e lavoratori reali che hanno portato a termine il loro obiettivo di giustizia avvalendosi dei ricorsi prodotti dai legali del nostro sindacato”.
I NUMERI
Circa mille sentenze ottenute; nove milioni di euro il risarcimento disposto dai Tribunali del Lavoro; 9 mila euro, in media, è la quota del risarcimento a ogni associato precario o di ruolo iscritto all’Anief e ricorrente in base a cause promosse su abuso dei contratti a termine, scatti di anzianità negati ai supplenti, mensilità estive non pagate pure se i contratti riguardano posti liberi, risarcimenti, ferie non godute e non monetizzate, salario accessorio (RDP per i docenti e CIA per il personale Ata), ricostruzione di carriera, gradone professionale, carta docenti estesa ai precari. Ci sono poi 5mila nuove cause iscritte al ruolo nel 2022, 12 mila nuove richieste di adesione ai ricorsi promossi gratuitamente dal sindacato, sempre nell’anno che si sta per concludere. Mentre è di tre anni il tempo medio di attesa per il recupero delle somme spettanti tra ricorsi in primo grado, appelli ed esecuzioni, con rari ricorsi che giungono in Cassazione considerata la giurisprudenza favorevole. Invece il tempo minimo per arrivare a sentenza è di 4 mesi. Sono pari al 100% le vittorie ottenute con sentenza definitiva.
di CLAUDIO CASTAGNA
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