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Andreoli: "Siamo nati per essere grandi. Ogni giorno bisogna guardare verso qualcosa di grande, anche solo per un attimo, ricordando sempre che la bellezza è la via maestra dell’umanità"

Aggiornamento: 6 giorni fa

“Un essere umano può cambiare in modo radicale. A volte basta un incontro affettivo, un cambio d’ambiente, un’illuminazione interiore..."

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“Se perdiamo i principi, perdiamo l’umano”. Vittorino Andreoli, psichiatra e neurofarmacologo in un suo recente intervento sottolinea la netta distinzione tra società e civiltà, per l’esperto è la seconda ad essere veramente in pericolo in quanto è la caratteristica che ci definisce come esseri umani, che ci rende empatici, ci permette di essere influenzabili davanti alle emozioni.

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Ed è questa che non dobbiamo assolutamente perdere, perché “giustizia, bellezza, senso del limite, rispetto della vita” sono i principi cardini che hanno costruito e tenuto in vita intere generazioni e senza questi di conseguenza la società inizia a sgretolarsi. “Un essere umano può cambiare in modo radicale. A volte basta un incontro affettivo, un cambio d’ambiente, un’illuminazione interiore. Il cervello ha una struttura plastica: si adatta, si modifica, cresce con l’esperienza - ciò significa che - l’identità non è una condanna, ma un’opportunità. E che ogni dialogo può lasciare un segno”. Capire cosa preoccupa l’esperto non è complicato, ogni giorno assistiamo a piccoli decadimenti di civiltà, basta guardarci intorno per vedere violenza, rabbia, poca comprensione, a tal proposito afferma :“Io temo la fine della civiltà, ovvero la perdita di quei valori universali che ci hanno fatto esseri umani nel senso più pieno. Oggi il senso del limite è visto come un ostacolo, la bellezza è sacrificata alla velocità”.

Andreoli, in questo suo intervento, ci invita a cambiare visione a non definire la “crisi” della società come un qualcosa che ci porterà a sprofondare sempre di più ma come opportunità di rinascita: “La crisi è anche una possibilità. Se non ci fosse crisi, non ci sarebbe movimento, né desiderio. La crisi è il punto in cui tutto può cambiare. Ma per farlo serve una bussola, un orientamento”. Per emergere secondo l’esperto occorre quindi: “ogni giorno  guardare verso qualcosa di grande, anche solo per un attimo. E così facendo, piano piano, si cambia la propria prospettiva. Il cambiamento non è una rivoluzione immediata: è un esercizio quotidiano di civiltà”.

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Ma un individuo per cambiare ha necessariamente bisogno di un altro: “ Il concetto di “io” separato è un’invenzione recente. L’essere umano è costitutivamente relazionale: esistiamo solo quando ci incontriamo, ci ascoltiamo, ci riconosciamo”. Anche il concetto di amore secondo Andreoli ha perso valore nel tempo, ha perso civiltà, in quanto è stato associato ad un'idea più materialistica del termine, invece, se andiamo al nocciolo del suo significato altro non è che “riconoscere la fragilità dell’altro”. Secondo l’esperto nel corso della vita l’amore senza ombra di dubbio può subire variazioni, può modificarsi, ma ciò che non deve mai perdere è l’intensità con la quale rispettiamo l’altra persona.

"L’amore, quello vero, non è potere sull’altro, ma rispetto profondo. È costruzione. È umanità”. Inoltre, la nostra società oggi, crede di educare i giovani ma non riesce a farlo fino in fondo perché non ascolta davvero i loro bisogni, e questo intervento di Andreoli spiega perfettamente anche i tragici episodi ai quali assistiamo quotidianamente: “La rabbia, se non è ascoltata, si trasforma in violenza. I giovani oggi non vengono educati alla civiltà: li si punisce, li si emargina. E tutto è dominato da dispositivi che ci distraggono. Il cervello va tenuto acceso, non in tasca. È il cellulare che va messo via”.

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Per dare un senso alle nostre vite, per ritrovare la “bussola” secondo l’esperto dobbiamo andare incontro alla bellezza, intesa come riscoperta di gesti umani, semplici, che fanno sentire accolti, ospitati nell’altro: «La bellezza è la via maestra dell’umanità. Non c’è rispetto, non c’è amore, non c’è giustizia, se non si è capaci di percepire la bellezza. Non parlo solo di arte o natura: la bellezza è in un gesto gentile, in uno sguardo, in una frase che consola». In conclusione secondo Andreoli se vogliamo far rinascere la nostra società, se vogliamo riconoscerci ancora come essere umani che devono convivere nello stesso mondo e non come coinquilini che si odiano tra loro: “dobbiamo tornare a prenderci cura del pensiero, della parola, della relazione. Siamo nati per essere grandi. Non c’è scritto da nessuna parte che dobbiamo rimpicciolirci. Basta davvero poco: una scintilla, una lettura, un gesto. È da lì che si comincia. Sempre».


di NATALIA SESSA

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