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TUPINI : SE UN FIGLIO CI DICE “IO SONO GAY”, COSA FARE ? I 3 ERRORI DA NON COMMETTERE

"Quando vi sentite in colpa per questo, pensate che la colpa è qualcosa che vi hanno trasmesso. I vostri sensi di colpa non sono mai vere e proprie colpe, perché vengono dall’infanzia..."

Gabriella Tupini, psicologa virale del web, famosa per i suoi video su YouTube e Instagram, in un suo intervento parla di un argomento delicatissimo. Viviamo in un mondo in continua evoluzione nel quale, finalmente, ognuno è libero di poter scegliere chi amare, senza alcun timore o preoccupazioni di giudizi gratuiti. Questo ci ha permesso di confrontarci con una cultura molto più aperta ed una società che ha allargato di molto i suoi orizzonti. Ma, come ci domanda Gabriella Tupini, cosa dobbiamo fare “se un figlio dice: “Io sono gay” ? ”.

La psicologa è diretta, va subito al nodo cruciale di questo argomento, per molti genitori queste parole non sono preoccupanti, non destabilizzano i loro equilibri, anche perché chi meglio di una madre o un padre non coglie in anticipo i piccoli segnali che determinano l’orientamento sessuale del proprio figlio, purtroppo però per un’altra parte di genitori questo argomento è motivo di forte preoccupazione e dubbi, in particolar modo, per i giudizi che ne potrebbero scaturire nei confronti del figlio/a, continua il suo intervento : “Il mondo è pieno di genitori che dicono “Io non ho niente contro i gay” e perché dovresti avere qualcosa contro i gay? Che ti hanno fatto ? Già il fatto che si esprimano così fa venire grandi dubbi”. L’orientamento sessuale non è una colpa, non è una scelta e soprattutto, come molti pensano, non è una malattia. È solo l’istinto innato di poter decidere liberamente chi amare. È qualcosa che vive nel figlio/a ancora prima che venisse alla luce. Continua l’esperta: “Quando il gay è in famiglia cambia totalmente la cosa. Il genitore inizia a dire : prima cosa non che non crede che il figlio sia gay, secondo che potrebbe "farsi controllare" e capire che forse non è gay, oppure - situazione ancora più grave - farsi curare e smettere di essere gay”.

Queste frasi rappresentano un arretratezza di ideologia e di pensiero, che la società attuale, sta cercando di allontanare con tutte le sue forze. La psicologa prendendo in parte le difese dei genitori, afferma: “il genitore pensa questo, non per cattiveria, non per malignità ma perché gli hanno insegnato così”, ancora una volta è responsabilità di ciò che il genitore ha assorbito nel suo passato a non permettergli di “trovare la sua individualità di pensiero”, secondo l’esperta, i genitori che riversano queste frasi sul figlio/a omosessuale sono quelli che: “non sanno ragionare con la loro testa”, in parte per ciò che si portano dal passato, e in parte per il timore di critiche e giudizi altrui. Ad averne la peggio in questo scenario sono proprio i figli perché come ci spiega l’esperta: “è il figlio che si crede sbagliato, perché non ce la fa a giudicare il genitore”. Con tutta la sua saggezza e sapienza, l’esperta conclude il suo intervento con delle parole che rappresentano un balsamo, una carezza per tutti coloro che si sono sentiti sbagliati solo perché provano o hanno provato amore nei confronti di una persona delle stesso sesso, la Tupini suggerisce: “Quando vi sentite in colpa per questo, pensate che la colpa è qualcosa che vi hanno trasmesso. I vostri sensi di colpa non sono mai vere e proprie colpe, perché vengono dall’infanzia. E nell’infanzia un bambino che colpe può avere?”.

Il tema che ha affrontato Gabriella Tupini, come abbiamo già detto, è un tema delicato, che va affrontato scegliendo con attenzione le parole da usare, ma la Tupini con la sua professionalità ed esperienza, riesce ad destreggiarsi con semplicità e naturalezza. Così come dovrebbe essere affrontato da tutti, ma ogni situazione è diversa e distinta da un'altra, non possiamo conoscere a priori la reazione del genitore a queste parole, ma prima di tutto, cosa scaturisce nel figlio quando viene a conoscenza di questi suoi nuovi sentimenti. A volte la destabilizzazione emotiva è forte per entrambe le parti. È un viaggio, una scoperta sia per il figlio, sia per il genitore. È necessario venirsi incontro reciprocamente, dialogare e ascoltare, ma qualora l’accettazione risulti più difficile del previsto , è indispensabile, chiedere supporto. Solo con le giuste figure professionali questo percorso sarà in discesa. 



di NATALIA SESSA

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