L’Unione Province Italiane teme ripercussioni sul riscaldamento negli Istituti scolastici
Il prezzo delle risorse naturali ha subito ulteriori aumenti dopo la notizia dell’embargo di Stati Uniti e Regno Unito per i prodotti esportati dalla Russia. Non solo l’aumento negli ultimi giorni dei prezzi dei carburanti ma anche quello del gas.
Inevitabili le ripercussioni sui servizi pubblici, tra cui la scuola, dove il riscaldamento è di fondamentale importanza per le basse temperature che non accennano a risalire e per il fatto che i docenti sono costretti ad aprire le finestre per il ricambio di aria a causa della pandemia.
Il timore è che a causa dell’innalzamento continuo dei prezzi del gas, gli enti locali possano frazionare l’utilizzo dei termosifoni nelle scuole.
A questo riguardo, l’unione Province Italiane ha deciso di pubblicare un comunicato dove evidenzia l’impegno a non tagliare i servizi pubblici che gestisce in via diretta:
“Bisogna scongiurare l’introduzione di misure, seppur temporali, di limitazioni dei servizi, a partire dal blocco della fruizione dei plessi scolastici, delle palestre e delle piscine da parte delle società sportive”.
L’UPI specifica che la soluzione più appropriata potrebbe essere “l’introduzione obbligatoria della settimana corta (lezioni fino al venerdì) piuttosto che la diminuzione dell’erogazione del riscaldamento”.
Dopo due anni di pandemia, gli studenti si trovano ad affrontare un altro grande problema che potrebbe rendere ancora più difficoltoso il loro percorso scolastico.
di CARLO VARALLO
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