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Recalcati: “Il valore della vita dipende da quanto è viva e non da quanto è lunga”, una riflessione sul desiderio che allarga il nostro orizzonte e dà senso autentico alla nostra esistenza

Il valore della nostra vita non si misura dalla sua durata, quindi dalla sua quantità, ma dalla qualità degli attimi vissuti con intensità, così da scoprire cosa rende davvero “viva” un’esistenza...

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La vita, imprevedibile ed imponderabile, riesce sempre a stupirci, regalandoci emozioni uniche ed irripetibili, mettendoci alla prova e giorno dopo giorno insegnandoci a danzare sotto la pioggia.

Ed invero sono proprio i momenti più difficili, quelli nei quali sarebbe più semplice mollare che andare avanti, che ci fortificano, temprando il nostro carattere, trasformandosi così in ottime occasioni di rivalsa per poter rialzarci, volgendo lo sguardo verso uno splendido arcobaleno.

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Ed allora quando possiamo definire la nostra vita degna di essere vissuta?

A tal proposito lo psicoanalista e saggista italiano Massimo Recalcati esprime il suo pensiero in tal modo:

“Uno dei miti contemporanei è quello di attribuire un valore in sé al prolungamento illimitato della vita. Garantire la vita più lunga possibile sembra imporsi su qualunque altra valutazione di merito. Di qui l’ossessione per il cosiddetto benessere, ovvero per un salutismo spesso penitenziale che vorrebbe scongiurare non solo la malattia ma la morte stessa. Nessun tempo ha conosciuto in forme così esasperate l’ossessione per il benessere e per il prolungamento ad ogni costo della vita. Un corteo variegato di specialisti ci spinge ad identificare indebitamente il valore della vita con la sua durata dimenticando che ciò che dà valore alla vita non è affatto il suo essere lunga quanto la possibilità di poter

Dunque il valore della nostra vita non si misura dalla sua durata, quindi dalla sua quantità, ma piuttosto dalla qualità degli attimi che abbiamo vissuto con intensità, così da rendere ogni giorno unico ed impareggiabile.

A rendere viva la nostra vita, pertanto, è proprio il desiderio, “nostra inclinazione singolare, nostro talento particolare. La nostra responsabilità consiste nel riconoscerlo e nell'assumerlo, ovvero nel vivere secondo la sua legge”, così come ci spiega molto significativamente lo psicoanalista.

Ecco allora l’importanza di coltivare il proprio talento perché il desiderio non è altro che “una potenza che allarga l'orizzonte della nostra vita”.

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Tanto più saremo in grado di allargare la nostra vita, tanto più la nostra vita sarà viva e degna di essere vissuta.

“Certamente non esistono misure standard per definire questa ampiezza. Un amico monaco che vive in una condizione eremitica mi spiegava che l’ampiezza della sua vita coincideva con quella del geranio sulla sua finestra e dell’uccello che dimorava sul ramo di un albero nel giardino. Nessuno può decidere quando una vita sia davvero larga”, queste le parole con le quali Massimo Recalcati culmina la sua disamina.

Dunque bisogna sempre avere il coraggio di osare, volgendo lo sguardo oltre l’orizzonte, coltivando il proprio talento, le proprie passioni, lottando per esaudire i propri sogni, abbandonando così l’illusione di una vita lunga e spesso priva di valore.

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di VALENTINA TROPEA

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