Ad oggi però la Commissione Europea ha deferito l'Italia alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea a causa delle violazioni prolungate della normativa europea in materia di...

Sono trascorse solo poche settimane dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Legge Salva Infrazioni (D.L. 16 settembre 2024 n. 131) grazie al quale è stato introdotto un indennizzo compreso tra 4 e 24 mensilità per i precari storici della PA per l’abuso dei contratti a termine.
Ad oggi però la Commissione Europea ha deferito l'Italia alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea a causa delle violazioni prolungate della normativa europea in materia di lavoro a tempo determinato nel settore dell’istruzione.
La Commissione UE ha infatti ritenuto che l'Italia "non dispone delle norme necessarie per vietare la discriminazione riguardo alle condizioni di lavoro e l'uso abusivo di contratti a tempo determinato successivi".
Più in particolare la Commissione contesta due aspetti estremamente rilevanti:
da un lato, la mancata progressione salariale per gli insegnanti precari che si trovano in una situazione di svantaggio rispetto agli insegnanti di ruolo; dall’altro, l’abuso dei contratti a termine per il personale scolastico docenti e ATA, un problema che l’Italia non è riuscita a risolvere adottando delle misure efficaci.
A tal proposito si ricordi che la procedura di infrazione era stata avviata da parte della Commissione europea nel luglio 2019.
Successivamente, in particolar modo il 19 Aprile 2023, la Commissione aveva inviato all'Italia un parere motivato attraverso il quale si evidenziava che la normativa italiana “non previene né sanziona in misura sufficiente l’utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato per diverse categorie di lavoratori del settore pubblico in Italia”.
La decisione di deferire il caso alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea segue le lamentele espresse nel parere motivato, alle quali l'Italia non ha risposto in modo sufficiente rispetto alle preoccupazioni della Commissione.
Saranno oggetto di ulteriore valutazione e possibile azione futura le lamentele riguardanti la mancanza di misure efficaci per penalizzare e risarcire l'abuso dei contratti a tempo determinato e la discriminazione dei lavoratori a tempo determinato in altre parti del settore pubblico.
Il deferimento si verifica, quindi, in un periodo storico che ha visto più che raddoppiare negli ultimi sette anni il numero di docenti con contratto a tempo determinato: si è passati da 100.000 nel 2015/16 a 235.000 nel 2022/23.
La situazione appare particolarmente critica proprio nel settore del sostegno dove i docenti precari sono aumentati di circa 92.000 unità (+250%). Ed anche i posti comuni ravvisano un incremento di 42.000 precari (+66%).
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