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Docenti sotto processo, Sasso: "Test psicoattitudinali nei concorsi e ogni 5 anni di servizio"

Chi conosce davvero la scuola sa che la stragrande maggioranza dei docenti lavora con passione, tra mille difficoltà, spesso in contesti sociali complessi. Metterli tutti sotto processo, sulla base di singoli episodi, dà l’idea di…


Un episodio grave, senza dubbio. Un docente che augura la morte alla figlia della premier Meloni – in un post poi cancellato e per il quale ha chiesto scusa – riaccende il dibattito sul ruolo dell’insegnante, sulla sua idoneità non solo didattica, ma anche umana e relazionale. Ma è altrettanto grave il rischio di criminalizzare un’intera categoria per colpa del comportamento, pur inaccettabile, di un singolo.

“Il problema c’è - ha dichiarato il deputato della Lega Rossano Sasso, ex sottosegretario all’Istruzione - da anni denuncio la presenza all’interno del nostro corpo insegnante di persone indegne o, nel migliore dei casi, inadatte a ricoprire il ruolo”.


Molti docenti si chiedono, ma davvero il problema riguarda la scuola in quanto tale?

Ogni professione – dalla politica alla sanità, dalla magistratura alla Chiesa – ha conosciuto casi isolati e gravi. Ma nessuno si è mai sognato di sottoporre l’intera categoria a controlli psicologici periodici. E allora perché farlo proprio con i docenti?


Sasso, tuttavia, insiste: “La categoria non può e non deve essere infangata da una minoranza, ma il problema c’è. A nessuno farebbe piacere avere come maestra o professore dei propri figli qualcuno che auspica la morte di una bambina”.

Una proposta che divide. Il deputato rilancia così una proposta già portata avanti in passato: “Da anni mi batto per inserire la valutazione psicoattitudinale per chi vuole diventare docente: proporrò di inserirla nei concorsi come prova di reclutamento e successivamente ogni cinque anni di servizio, proprio in funzione preventiva e a tutela del personale stesso”.

L’idea sarebbe quella di affiancare alle prove scritte e orali anche una valutazione psicologica, come avviene in altri settori sensibili. “Chi svolge un mestiere così importante, al pari di altri impieghi pubblici, non deve essere valutato solo perché supera un quiz o una prova scritta, ma anche sotto il profilo psico-attitudinale”, ribadisce Sasso, che poi conclude: “So già che questa mia proposta non piacerà alla sinistra e ai sindacati, ma la ritengo giusta da politico, da padre e da persona che nella scuola ha lavorato per 20 anni”.


Chi conosce davvero la scuola sa che la stragrande maggioranza dei docenti lavora con passione, tra mille difficoltà, spesso in contesti sociali complessi. Metterli tutti sotto processo, sulla base di singoli episodi da l’idea di una sorveglianza preventiva, di un giudizio costante che non si basa su fatti ma su ipotesi e intenzioni, rischia di minare alle radici il rapporto di fiducia tra scuola e società. È un vero e proprio processo alle intenzioni, e questo — al di là della buona fede — non può diventare la base di una riforma. Almeno così come è stata presentata, rivolta alla sola categoria dei docenti.

Serve equilibrio: punire chi sbaglia, certo. Come ha dichiarato il Ministro Valditara sempre in un post sui social ( CLICCA QUI ). Ma senza trasformare la scuola in un tribunale e i docenti in imputati permanenti. Perché screditarli in blocco significa dimenticare che, ogni giorno, in silenzio, sono proprio loro a costruire il futuro.

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di Claudio Castagna

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