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Allarme giovani in isolamento sociale, fenomeno in crescita. In Italia oltre 50MILA i casi di hikikomori. La scuola, centro per scoprire i campanelli di allarme

Immagine del redattore: La RedazioneLa Redazione

Dapprima, il rifiuto è legato alle attività extra scolastiche come sport o uscite con gli amici. Successivamente, segue anche il rifiuto della scuola, il cui ambiente, dove possono celarsi storie di bullismo, viene vissuto in modo particolarmente negativo. Gli hikikomori si...



Un hikikomori, letteralmente "stare in disparte" o "staccarsi" dalle parole hiku "tirare" e komoru "ritirarsi" o "chiudersi" è una persona che ha scelto di limitare o ridurre la propria vita sociale, spesso ricorrendo a livelli estremi di isolamento e confinamento o anche fenomeno sociale per cui un soggetto sceglie di autorecludersi, rifiutando il contatto con le persone intorno e il mondo esterno. Vi si associa spesso il rifiuto di comunicare, o la scelta di farlo solo attraverso sistemi che garantiscano al soggetto il pieno controllo della comunicazione stessa, come quelli informatici.


Nella Corea del Sud un rivoluzionario programma offre ai genitori di adolescenti e giovani adulti hikikomori l’opportunità di sperimentare l’isolamento sociale in prima persona.


Niente cellulare, niente pc, solo le pareti bianche e, per chi lo desidera, una tuta blu, uguale per tutti, quasi come se si fosse in una prigione. Ma gli ospiti delle celle di isolamento, nella Corea del Sud, non sono detenuti: si tratta dei genitori di adolescenti e giovani adulti hikikomori che scelgono spontaneamente l'isolamento per provare a capire meglio i propri figli. Tale programma è stato sviluppato da alcune organizzazioni non governative del Paese, la Korea Youth Foundation e il Blue Whale Recovery Centre , per aiutare i giovani che si sono isolati socialmente e le loro famiglie, così da instaurare tra loro un rapporto più empatico e comprendere più da vicino, mettendosi nei loro panni, i veri disagi che provano i loro figli.




Da un sondaggio del Ministero della Salute e del Welfare sudcoreano condotto su 15.000 persone dai 19 ai 34 anni è emerso che gli hikikomori rappresentavano oltre il 5% degli intervistati, il che significa che nel Paese ci sono più di 500.000 persone che vivono in isolamento sociale. Il programma, la cui durata è di 13 settimane, permette ai genitori di trascorrere tre giorni in piccole celle di isolamento, prive di qualsiasi contatto con il mondo esterno. Questo per poter immedesimarsi e cogliere più nel profondo il dolore e la sofferenza che provano i loro figli.


Una madre che ha partecipato al programma ha dichiarato, in un’intervista alla BBC “di aver compreso l’importanza di accettare la vita del figlio senza imporgli modelli specifici.


Oltre al cospicuo numero di hikikomori, la Corea del Sud ha anche uno dei più alti tassi di suicidi al mondo, tanto da spingere il governo sudcoreano ad avviare o intensificare i programmi di prevenzione per la salute mentale, soprattutto quelli rivolti agli adolescenti o ai giovani adulti.


Anche in Italia il fenomeno dell’isolamento sociale volontario è presente seppur in misura minore. A tal proposito un’indagine del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa (Cnr-Ifc), ci mostra come nel nostro Paese ci sarebbero più di 50.000 adolescenti hikikomori.


Alle volte si tende a semplificare e sminuire tale problema, senza prestargli molta attenzione, riducendo il tutto solo alla pigrizia dei giovanissimi. In realtà si tratta di un fenomeno multifattoriale, che nasce da una combinazione di fattori individuali, familiari e sociali. Sicuramente influiscono alcuni fattori come bullismo, cyberbullismo, alte aspettative da parte degli adulti. La scuola svolge un ruolo determinante in tale direzione: è infatti il luogo che può aiutare ad identificare i primi campanelli di allarme, in quanto è il luogo in cui il giovane può essere maggiormente esposto a bullismo o a pressione sociale.



«Alla base di questa condizione – spiega lo psicologo Marco Crepaldi, fondatore dell’associazione Hikikomori Italia – c’è un disagio adattivo sociale. I giovani, che sperimentano una forte ansia sociale, faticano a relazionarsi con i coetanei e ad adattarsi alla società. Sono spesso ragazzi molto intelligenti, con un elevato QI, ma di carattere molto introverso e introspettivo, sensibili e inibiti socialmente, convinti

di stare meglio da soli, lontani da tutti».


I principali campanelli di allarme a cui le famiglie dovrebbero prestare attenzione – chiarisce Marco Crepaldi – sono legati all’insofferenza nella socialità. Dapprima, il rifiuto è legato alle attività extrascolatiche come sport o uscite con gli amici. Successivamente, segue anche il rifiuto della scuola, il cui ambiente, dove possono celarsi storie di bullismo, viene vissuto in modo particolarmente negativo. Gli hikikomori si isolano progressivamente e sviluppano una visione molto negativa della società, soffrendo particolarmente le pressioni di realizzazione sociale, dalle quali cercano in tutti i modi di fuggire. Tutto questo porta a una crescente difficoltà, demotivazione e depressione del soggetto. La dipendenza da internet, al contrario di quanto si pensi, non è una causa dietro l'esplosione del fenomeno, ma rappresenta una possibile conseguenza».





Tale isolamento prolungato può determinare diverse problematiche come status depressivi e tendenze autodistruttive, anche a causa dell’utilizzo di sostanze stupefacenti ed alcool. «Solitamente, i ragazzi Hikikomori sono molto restii a farsi aiutare», spiega il dottor Crepaldi.


Occorre quindi cercare di instaurare un buon rapporto tra il genitore ed il figlio, prediligendo il dialogo, senza mai giudicare ma ascoltando i ragazzi con molta cura e delicatezza. Bisogna instaurare un rapporto di fiducia: il giovane hikikomori deve poter fidarsi e sentirsi a suo agio. Anche gli insegnanti svolgono un ruolo fondamentale perché possono dapprima, con largo anticipo, comprendere le situazioni di maggior difficoltà che i ragazzi si ritrovano a vivere e, quindi, sono in grado di predisporre tutte le misure adeguate per poter prevenire il verificarsi di

tale dilagante fenomeno di isolamento sociale.




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di VALENTINA TROPEA




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