Cancellazione del precariato e riforma del reclutamento: sono due impellenze che salverebbero la scuola italiana da guai e che si potrebbero affrontare da subito, con degli emendamenti alla Legge di Bilancio 2023, appena "bollinata" e pronta per approdare alla Camera dove è attesa da una conversione in legge in tempi record per scongiurare l’esercizio provvisorio qualora si sconfinasse oltre il 31 dicembre: a farsi promotore dell’iniziativa è l’Anief, che plaude al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che solo ieri, durante la presentazione in Parlamento delle linee programmatiche del suo mandato a viale Trastevere, ha espresso la volontà di riformare il reclutamento degli insegnanti, considerati “il vero motore di tutta la comunità educante”.
Tramite il suo presidente nazionale, Marcello Pacifico, il sindacato della scuola sostiene che "nella Legge di Bilancio certamente dovrà essere data una soluzione per riformare il sistema di reclutamento degli insegnanti, perché nell'ultimo anno abbiamo avuto più del 55% dei posti vacanti". "C'è una procedura d'infrazione – ha detto Pacifico all’agenzia Teleborsa - che si è conclusa con una lettera di messa in mora, una raccomandazione del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa e le continue denunce di Anief nei tribunali" italiani contro il precariato. Secondo il leader del giovane sindacato, "bisogna finalmente dare una soluzione al precariato, andando ad assumere i precari da quelle stesse graduatorie da cui sono chiamati per le supplenze annuali, cioè le GPS di prima e seconda fascia".
Il sindacalista autonomo ha ricordato anche che "esiste già una fase transitoria, che era stata pensata nel PNRR, ma solo per i posti di sostegno", i docenti specializzati nella didattica rivolta agli alunni con disabilità. "Invece - ha concluso Pacifico - noi vogliamo utilizzarla anche su posti comuni e, certamente, sarà confermato nei ruoli solo chi, in seguito, conseguirà una abilitazione ed una specializzazione".
GLI EMENDAMENTI
Tra le proposte emendative alle Legge di Bilancio 2023 predisposte da Anief e da presentare entro una settimana, il prossimo 7 dicembre, vi sono nuovi stanziamenti per non mettere a rischio la revisione dei profili professionali del personale amministrativo, la lotta contro la dispersione e il bonus Carta docenti. Ma anche per ottenere l'organico aggiuntivo e l’allargamento delle graduatorie del concorso Straordinario bis, per non mettere a serio rischio i fondi del PNRR. Servono inoltre risorse aggiuntive per onorare l’impregno preso dal ministro Valditara con noi sindacati rappresentativi lo scorso 10 novembre, alla vigilia della firma dell’ipotesi di contratto collettivo nazionale 2019-21.
LE DISPOSIZIONI APPROVATE PER LA SCUOLA
Nella manovra di fine 2023, è l’articolo 99 quello che riguarda più da vicino la scuola: con esso si prevede che dall’anno scolastico 2024/25 le Regioni “provvedono autonomamente al dimensionamento della rete scolastica entro il 30 novembre di ogni anno, nei limiti del contingente annuale individuato dal medesimo decreto”. I tagli delle scuole, e successivamente dei presidi e dei Dsga, si attueranno “sulla base di un coefficiente, indicato dal decreto medesimo, non inferiore a 900 e non superiore a 1000” alunni iscritti, che quindi saranno sempre più concentrati in poche scuole. Infine, i risparmi prodotti da tali manovre confluiranno “in un Fondo, costituito nello stato di previsione del Ministero dell’istruzione e del merito”.
Nella Legge di Bilancio, per la scuola vi sono solo misure marginali: è prevista per le materie Stem, la promozione delle competenze nelle scuole, con reti, alleanze educative e iniziative di integrazione; sul fronte del reclutamento non cambierà nulla, salvo l’aumento del compenso di commissari e segretari; sul fronte del personale, l’unica misura che si vuole introdurre è l’aumento di 150 milioni di euro nel 2023 per incrementarie lo stipendio di docenti e Ata, ma per rispettare l’accordo del 10 novembre scorso mancano almeno 250 milioni. Ci sono anche, è vero, misure sull’anticipo pensionistico che coinvolgono anche il personale della scuola, come l’avvio di Quota 103, che manda in pensione con 62 anni e 41 di contributi, e una nuova versione di Opzione donna, non più legata ai figli, ma una proroga dello schema oggi in vigore.
di CLAUDIO CASTAGNA
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