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Galimberti: occorre che i genitori ritrovino il tempo necessario per prendersi cura dei loro figli, dedicando loro le giuste cure ed attenzioni senza delegare ad altri la loro crescita emotiva

Aggiornamento: 21 gen

"È necessario ritornare a prendersi cura dei figli, degli anziani, delle relazioni familiari e della propria vita emotiva, non dimenticando mai che il denaro non vale uno sguardo..."

Con il passare del tempo la nostra società, all'insegna del consumismo e della superficialità, sembra aver determinato una "commercializzazione persino della nostra vita intima", un po' come se il denaro potesse comprare non solo le cose ma persino sopperire interamente ai bisogni delle persone.

Si tratta di una questione di estrema rilevanza che il filosofo, saggista e psicoanalista Umberto Galimberti, attraverso una disamina attenta e ben articolata, riesce a rappresentare in maniera perfetta nonostante la complessità della questione.

Si parla di commercializzazione della vita intima tutte le volte che affidiamo i nostri bambini alle baby-sitter, i nostri anziani alle badanti, la cura della casa alle colf, la preparazione del cibo alle rosticcerie, le feste dei bambini alle apposite agenzie, le cene con gli amici al catering, così come ci spiega dettagliatamente Umberto Galimberti.

Il denaro, che col tempo ha conquistato un ruolo sempre più preminente, ha determinato la svalutazione di tutti gli altri valori, un vero e proprio vuoto culturale riempito dal mercato che ci offre servizi sempre più confacenti ai nostri bisogni ed alle nostre necessità.

"La dipendenza degli individui dal mercato è mascherata dall'ideologia dell'indipendenza personale, secondo la quale, potendo pagare, uno può realizzare se stesso affidando al mercato la cura della famiglia, senza minimamente pensare che, proprio con questo affidamento, molte parti della nostra vita intima, sentimentale ed emotiva vengono vissute da altri", questa la riflessione del filosofo in merito.

Il senso della famiglia sembra allora dissolversi e l'educazione dei bambini viene affidata ad apposite strutture ( nidi ed asili), scelti non in base a criteri educativi ma in base a quanto tempo queste strutture possano prendersi cura dei nostri piccini; l'educazione degli adolescenti, invece, è affidata a scuole di cui i genitori si interessano unicamente in relazione ai risultati conseguiti senza preoccuparsi dei loro bisogni, delle loro fragilità, trascurando ogni forma di relazione umana; ed anche i rapporti interpersonali, privi di dialogo e comunicazione, vengono costruiti all'insegna di regali reciproci e di silenzi assordanti.

I ritmi lavorativi, improntati alla massima produttività ed efficienza, hanno sottratto alle madri e ai padri l'unica cosa necessaria alla cura ed alla crescita emotiva che è il tempo.

"Ed il tempo non è qualità. È quantità necessaria per far le cose insieme, per seguire i processi di crescita, per scoprire i problemi, per creare quella base di fiducia per cui i genitori 'ci sono ', non solo quando si compiono gli anni", così come ci spiega saggiamente il filosofo. Occorre, quindi, che i genitori ritrovino il tempo necessario per dedicarsi allo sviluppo ed alla crescita emotiva dei loro


figli, per dedicare loro le giuste cure ed attenzioni, senza delegare ad altri tale compito ma occupandosi personalmente di tale funzione fondamentale, imprescindibile e non sostituibile.

È necessario ritornare a prendersi cura dei figli, degli anziani, delle relazioni familiari e della propria vita emotiva, non dimenticando mai che il denaro non vale uno sguardo accogliente, una carezza tranquilla; il denaro non può comprare l'affetto e non può colmare le mancanze, le assenze, i sensi di colpa, la presenza di genitori premurosi ed attenti alla crescita dei propri figli.

di VALENTINA TROPEA

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