Galimberti: l'amore rappresenta lo strumento educativo più importante per un insegnante grazie al quale poter costruire un rapporto di fiducia con l'allievo ed è anche la precondizione all’ascolto

Un buon insegnante è colui in grado di accrescere e rafforzare l’autostima che l’allievo nutre per se stesso, consapevole che il suo apprendimento dipende non tanto dalla buona volontà, quanto…

Sono davvero tanti i giovanissimi, nell’ambito della nostra società, a percepire un profondo senso di disagio, di inadeguatezza, non sentendosi mai all’altezza della situazione; la demotivazione, che li contraddistingue, predomina incontrastata e quel senso di perdizione e di smarrimento priva loro della gioia di vivere, di quella spensieratezza tipica di chi ancora ha davanti un’intera esistenza per realizzarsi, affacciandosi al miracolo della vita.

L’identità delle nuove generazioni, pertanto, incerta e non ancora ben definita, “non si gioca come nell’adulto tra ciò che si è e la paura di perdere ciò che si è, ma nel divario ben più drammatico tra il non sapere chi si è e la paura di non riuscire a essere ciò che si sogna”, così come ci spiega dettagliatamente il filosofo, saggista e psicoanalista Umberto Galimberti.

Gli adolescenti, infatti, nella nostra società sono obbligati ad una maturazione accelerata senza che possa sussistere una continuità tra la preparazione attraverso gli studi e l’ingresso nel mondo delle professioni, senza poter gradualmente definire la propria identità.

Perché i giovani possano avere un adeguato concetto di sé occorrerà quella considerazione positiva che chiamiamo autostima e quell’accoglimento del negativo che è l’auto-accettazione per fa fronte agli avvenimenti avversi della vita. Tuttavia, “l’autostima dello studente è scambiata per presunzione, e l’auto- accettazione per un esplicito riconoscimento da parte dello studente di non valere un granché. Ma se anche lo studente è convinto  di valere poco, il professore si sente assolutamente assolto nel suo ribadire, con voti e giudizi negativi, quel nulla che lo studente avverte già per suo conto dentro di sé, e così, ‘per non usare due pesi e due misure’, per simili considerazioni idiote che fioriscono sulle labbra apparentemente innocue di tanti vacui professori, si allarga e si approfondisce quella ‘dimensione del vuoto ’ che Galimberti vede come anticamera dell’atto suicidario”, in tal modo il filosofo pone l’accento sull’importanza dell’autostima e dell’auto- accettazione per lo studente stesso.

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Spesso, infatti, i giovani si ritrovano in quella deriva esistenziale che li porta ad assistere allo scorrere dell’esistenza senza entusiasmo o coinvolgimento, sentendosi stranieri nella propria vita, dove equivalente diventa esserci o non esserci, privandosi di quella felicità che riempie il cuore di gioia e serenità.

Ecco allora l’importanza di un buon insegnante capace di accrescere e rafforzare il grado di autostima che l’allievo nutre per se stesso, consapevole che il suo apprendimento dipende non tanto dalla buona volontà, quanto dall’autostima che innesca la buona volontà; un bravo maestro che non metta mai a confronto il comportamento dell’allievo con quello di un altro, ascoltando lo studente con interesse e consegnandogli un riconoscimento minimo di personalità su cui egli possa continuare ad edificare.

Dunque lo strumento educativo più importante per un insegnante è l’amore che rappresenta la base per costruire la fiducia e la precondizione all’ascolto: solo in tal modo i giovani potranno, giorno dopo giorno, definire la propria identità, senza un’immotivata accelerazione ma anzi attraverso un’adeguata maturazione, imparando ad autorealizzarsi e lottando per esaudire i propri sogni, consapevoli che il loro futuro non sia più una minaccia ma una promessa.

di VALENTINA TROPEA