Docenti e ATA: aumenti del 6%, circa 1500 euro per gli insegnanti. Pacifico (ANIEF): "I finanziamenti per il pubblico impiego sarebbero già disponibili, disposti con l’ultima legge di bilancio "
- La Redazione

- 16 ott
- Tempo di lettura: 3 min
Pacifico (ANIEF): "l’obiettivo che si sta valutando è quello di fare avere ad oltre un milione e 300 mila lavoratori un secondo aumento medio, pari a 150-160 euro lordi... "

I prossimi giorni saranno decisivi ai fini del rinnovo del contratto collettivo di Istruzione, Università e Ricerca del triennio 2022-24: dopo la presentazione degli aumenti proposti dalla parte pubblica per il personale della scuola, tra due settimane, il 31 ottobre, i sindacati torneranno a confrontarsi all’Aran sia per meglio definire arretrati e aumenti destinati ad insegnanti e personale Ata, sia per ricevere la proposta sugli incrementi per i colleghi universitari e del comparto Ricerca.
Per quanto riguarda gli incrementi previsti per lo stipendio tabellare del settore Istruzione, questi ad oggi oscillano, così come dichiarato dall’amministrazione, tra 105 e 177 euro lordi mensili da destinare ai docenti e tra 82 e 186 euro lordi rivolti al personale amministrativo e di elevata qualificazione. Inoltre, sono previsti arretrati medi stimati in 1.444 euro lordi.
Per la scuola l’aumento complessivo si attesta al 6% e riguarda sia lo stipendio tabellare, sia il salario accessorio (RPD per i docenti, CIA per gli ATA). Nelle intenzioni dell’Aran, le indennità fisse – comprensive delle indennità di vacanza contrattuale e del decreto anticipi, già a disposizione del personale - prevedono un incremento annuale medio di 144 euro lordi da assegnare ai docenti, mentre per il personale amministrativo la media dell’aumento è di 114 euro lordi; per i Direttori dei servizi generali e amministrativi l’incremento dovrebbe essere di 192 euro lordi.
Il sindacato Anief ricorda che la proposta formulata per i lavoratori della scuola comprende anche un’una tantum introdotta di recente attraverso il recupero di economie, per iniziativa del ministro Giuseppe Valditara, derivanti da varie voci interne sempre al comparto Istruzione: si tratta, in media, di 142 euro lorde a lavoratore, anche se la cifra è ancora oggetto di approfondimento poiché si dovrà decidere come distribuirla al meglio e tenendo conto delle esigenze specifiche.
“Arrivati a questo punto – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief – bisognerà comprendere quali altre economie arriveranno dalla legge di bilancio del 2026 che nelle prossime ore verrà presentata dal governo: non ci stancheremo mai di ricordare che il personale scolastico continua a contare, a fine mese, su uno stipendio assai inferiore rispetto alla media dei dipendenti dei ministeri e addirittura di circa 10.000 euro in meno l’anno rispetto ai dipendenti delle Funzioni Centrali.
Noi rimaniamo convinti che la valorizzazione della funzione docente, del personale Ata e dei Dsga non possa essere sganciata dalla retribuzione: quindi, occorre assolutamente ridurre il gap rispetto agli altri lavoratori pubblici, che significa prima di tutto annullare l’inflazione che solo nell’ultimo triennio ha superato il 15%”.
“Come Anief – continua il suo presidente – stiamo anche valutando la possibilità di separare la firma della parte economica del contratto da quella normativa: se, infatti, si apriranno subito, come ci hanno detto, le trattative per il rinnovo contrattuale successivo, il Ccnl 2025-2027, allora saremmo anche disposti a parlare di chiusura della trattativa sulla attuale contrattazione, così da garantire gli aumenti al personale e poi concentrarci sui miglioramenti delle norme contrattuali.
Ricordo anche che i finanziamenti per il pubblico impiego sarebbero già disponibili, poiché disposti con l’ultima legge di bilancio: l’obiettivo che si sta valutando è quello di fare avere ad oltre un milione e 300 mila lavoratori, in un tempo decisamente ristretto rispetto al passato, di un secondo aumento medio, pari a 150-160 euro lordi: solo che in questo caso sarebbe pieno, perché privo degli anticipi che già abbiamo in godimento da oltre un anno”.
di LA REDAZIONE
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