Galimberti: il denaro non può comprare l'affetto e non può colmare le mancanze, le assenze, i sensi di colpa, la presenza di genitori premurosi ed attenti alla crescita dei propri figli
- La Redazione
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“Il tempo non è qualità. È quantità necessaria per far le cose insieme, per seguire i processi di crescita, per scoprire i problemi, per creare quella base di fiducia…”

La nostra società, che promuove il modello dello sviluppo senza limiti, ha elevato il denaro ad unico valore preminente, così realizzando quel vuoto culturale che a sua volta ha determinato la svalutazione di tutti gli altri valori.
La necessità di essere efficienti e produttivi ha provocato, infatti, una “commercializzazione” della nostra vita intima, com’è evidente tutte le volte che affidiamo la cura dei nostri anziani alle badanti, la pulizia della casa alle colf, la preparazione del cibo alle rosticcerie, le feste dei bambini alle apposite agenzie, e così via discorrendo.
“A questo punto verrebbe da dire che tutto ciò che il mercato ci toglie con l’allungamento degli orari di lavoro o con l’impiego di entrambi i componenti della coppia genitoriale, poi ce lo offre in vendita sotto forma di servizi a pagamento”, in tal modo inizia la sua riflessione il filosofo, saggista e psicoanalista Umberto Galimberti.
Ed è proprio questo ciò che desideriamo “perché la dipendenza degli individui dal mercato è mascherata dall’ideologia dell’indipendenza personale, secondo la quale, potendo pagare, uno può realizzare se stesso, affidando al mercato la cura della famiglia, senza minimamente pensare che, proprio con questo affidamento, molte parti della nostra vita intima, sentimentale ed emotiva vengono vissute da altri”, così come ci spiega molto significativamente il filosofo.
Si pensi, ad esempio, ai bambini affidati a delle strutture, come asili e nidi, scelte non in base a criteri educativi ma in base a quanto tempo le strutture stesse sono disposte a badare ai piccini; ma anche agli adolescenti affidati a delle scuole delle quali i genitori si interessano solo in ordine ai risultati conseguiti dai figli senza mai preoccuparsi dei loro problemi di crescita; ed ancora si pensi alle coppie dove la mancanza di armonia e di dialogo viene supplita con regali all’occorrenza.
Ma ciò che contribuisce maggiormente alla crescita emotiva dei giovanissimi, così evitando che questi ultimi diventino apatici, freddi e distaccati, è proprio il tempo che i genitori dedicano ai loro figli, così da prendersi cura della propria famiglia con amore e dedizione.
Questo perché “il tempo non è qualità. È quantità necessaria per far le cose insieme, per seguire i processi di crescita, per scoprire i problemi, per creare quella base di fiducia per cui i genitori ‘ci sono’, non solo quando si compiono gli anni”, queste le parole pregne di significato di Umberto Galimberti.
A tal proposito si parla di tempo-qualità ma tutto ciò non fa altro che evidenziare l’incuria dei genitori nei confronti dei loro figli, genitori che cercano di colmare i loro sensi di colpa e le loro assenze con denaro e regali, incapaci di donare le giuste attenzioni alle persone che amano e delle quali dovrebbero prendersi cura.
Occorre però sottolineare che il denaro non può comprare l'affetto e non può colmare le mancanze, le assenze, i sensi di colpa, la presenza di genitori premurosi ed attenti alla crescita dei propri figli; il denaro non vale uno sguardo accogliente o una carezza tranquilla.
Pertanto i genitori riscoprano l’importanza di un dolce abbraccio che scalda il cuore o di una carezza che lenisce ogni dolore perché i nostri figli, quando saranno adulti, non dimenticheranno mai questi gesti di affetto, mentre forse non ricorderanno più i regali ricevuti, perché tutto quello di cui hanno bisogno è solo un po' di amore.
di VALENTINA TROPEA