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Crepet, siete riusciti a rovinare i vostri figli. Essere condonati dai genitori porta al disastro, ma siete ancora in tempo per salvarli

"Complimenti genitori, vi faccio i miei più sentiti complimenti. Siete riusciti a rovinare i vostri figli. Chapeau."


Con queste parole taglienti, Paolo Crepet mette in guardia da un fenomeno ormai troppo diffuso: il condono educativo. Quel vizio per cui, con il solo intento di evitare conflitti o disagi, si protegge il figlio da ogni difficoltà, da ogni fatica, da ogni responsabilità.

“Spieghi a tuo figlio che può essere il più grande ignorante, quello che non fa niente dalla mattina alla sera, “Non ti preoccupare”, “Il condono educativo vale anche per te”, “Non devi far niente amore mio” e lo chiamate “amore”.” Ma cosa succede davvero a chi cresce così? Crepet non lascia spazio a dubbi:

"Ma voi davvero pensate che uno così poi a 35 anni sia felice? Quando avrà realizzato di non essere nulla perché è stato condonato dai suoi genitori, aiutato in tutto e per tutto, quindi non sai fare nulla. A 35 anni com’è la tua vita? È un disastro." È questa l’eredità che vogliamo lasciare? Un appartamentino, una casa, senza aver insegnato nulla di vero e sostanziale sulla vita? Crepet ci lancia un monito chiaro: educare non significa evitare la fatica, ma insegnare a superarla. Ma dopo la diagnosi arriva la cura.

Nessun percorso è irreversibile se si ha il coraggio di cambiare rotta. Riconoscere l’errore educativo non è una sconfitta, ma il primo passo per costruire un futuro migliore. Prendiamo il caso di Laura, mamma di un ragazzo di 22 anni che fino a poco tempo fa evitava ogni responsabilità, nascondendosi dietro al “non voglio deluderti” dei genitori. Solo quando Laura ha deciso di mettere limiti chiari, chiedendo al figlio di trovare un lavoro o di contribuire alle spese di casa, lui ha cominciato a cambiare atteggiamento, riscoprendo un senso di autonomia e orgoglio personale.

Oppure Marco, che per anni ha vissuto senza sforzi, abituato a essere sempre salvato da mamma e papà. Dopo un confronto duro, ma sincero, con i suoi genitori, ha iniziato a frequentare un corso professionale e a coltivare le sue passioni, finalmente spinto dalla voglia di essere indipendente e non dal timore di fallire. Questi esempi dimostrano che è possibile invertire la rotta. Serve però coraggio: quello di dire “no” quando serve, di far sentire il peso delle scelte e delle conseguenze, di accompagnare i figli senza sostituirsi a loro. Solo così possiamo sperare di vederli diventare adulti forti, consapevoli e davvero felici. Perché l’amore vero è anche questo: lasciare che i propri figli imparino a camminare con le proprie gambe. Ai genitori che leggono, dunque, va un appello sincero: non abbiate paura di essere severi, non temete il conflitto se serve a crescere. Non fatevi vincere dalla tentazione del condono. La vera libertà, per i vostri figli, nasce dalla responsabilità e dalla capacità di affrontare la vita con coraggio. È un percorso difficile, ma la posta in gioco è altissima: il futuro dei vostri figli e la loro felicità autentica.



di NATALIA SESSA

EDUCAZIONE
E CULTURA

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