Crepet: lo Stato può salvare i giovani? Sì, dal risarcimento familiare alla soluzione proposta dall'esperto
- La Redazione
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Molti giovani italiani vivono ancora a casa dei genitori come in un hotel. Per Crepet, non è colpa solo loro: lo Stato ha le sue responsabilità.

Quando un figlio si responsabilizza e diventa davvero indipendente? Secondo Crepet mai, o quasi. L’esperto sociologo e psichiatra, analizza profondamente la crisi evolutiva in atto. Come lui stesso afferma questo fenomeno viene chiamato “adolescenza protratta” e si tratta di “ un fenomeno tutto italiano per cui i ragazzi e le ragazze vivono nella casa dei genitori come se fosse un hotel meublé: ci sono sempre, pranzo e a cena, portano il partner a dormire nella propria stanza da letto, qualche volta pretendono anche la paghetta come quando avevano quindici anni”.
In questo contesto non parliamo solo di una crisi evolutiva, di una mancanza di indipendenza, della poca responsabilità degli adolescenti di oggi, ma potremmo parlare di una vera e propria crisi di dignità. Per un giovane non è di certo gratificante ricevere una piccola paghetta settimanale o portare la propria fidanzata/o nella casa dei suoi genitori e questo non è soddisfacente perché è semplicemente fuori età. Ma come ci spiega Crepet, in questo scenario, la responsabilità non appartiene solo ai genitori, ma anche allo Stato.
Il governo non aiuta questi giovani, ma anzi rende le condizioni di vita sempre più ingestibili e invivibili, continua Crepet: “Certo che di motivi “esterni”, ovvero di giustificazioni, ce ne sono quanti ne vogliono: di lavoro effettivamente non se ne trova molto, di affitti decenti meglio non parlare. Per molti giovani del nostro paese la dipendenza dai genitori è una realtà scontata e indiscutibile: probabilmente ritengono di dover godere di una sorta di risarcimento familiare per ciò che lo Stato non ha fatto per loro”.
Le nostre amministrazioni sono particolarmente disattente, le iniziative sono pochissime e riguardano solo coloro che hanno intenzione di sposarsi o di convivere, come afferma Crepet: “le poche volte che si è cercato di proporre qualcosa, tutto si è esaurito in un prestito agevolato riservato alle giovani coppie o a chi si fosse sposato entro breve tempo ”. Ma la vera domanda è: c’è una soluzione a tutto questo, come lo Stato può salvare questi ragazzi? La soluzione certamente esiste, e forse, basterebbe guardarsi un po' attorno, prendere spunto da altri paesi, non rimanere paralizzati in ideologie e meccanismi che portano a nulla di buono, se non ad un procrastinamento di responsabilità infinito, come dichiara l’esperto:
“Non a caso gli anglosassoni hanno inventato il college, inteso come zona intermedia tra dipendenza familiare e vita autonoma, in grado di tutelare ancora per un tratto di vita l’adolescente obbligandolo però anche a misurarsi con le prime responsabilità di una vita adulta”. In Italia non esistono i college, ma è possibile però sperimentare un altro piano di attuazione secondo Crepet: “Non avendo noi come risorsa i college, almeno potremmo incoraggiare i ragazzi che vogliono proseguire gli studi dopo il diploma a frequentare l’università in una città diversa”. Questo permetterebbe ai ragazzi di vivere lontano dalle famiglie, di sperimentare loro in diverse occasioni, di responsabilizzarsi, di costruirsi il futuro con le proprie mani, lontano da chi, pur per il loro bene, lo influenzerebbe.
di NATALIA SESSA