È stato recentemente presentato il Rapporto 2022 dell’Osservatorio sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca, promosso dalla Fondazione Intercultura in collaborazione con Ipsos, che ha coinvolto ben 960 istituti secondari di secondo grado.
Nelle prossime righe analizzeremo in particolare l’aspetto della mobilità individuale, l’atteggiamento dei docenti e degli studenti stranieri immigrati
Mobilità individuale
Il 46% delle scuole dichiara di avere/aver avuto almeno uno studente in uscita per programmi di mobilità individuale all’estero (di almeno un trimestre). Si tratta di uno spiacevole (anche se atteso) passo indietro rispetto al periodo pre-pandemico in cui il dato era oltre il 50%. Il calo è generalizzato, ma più accentuato nelle regioni del Nord Est e del Sud/Isole e in particolare per gli istituti professionali, che aumentano ulteriormente il “ritardo” rispetto alle altre tipologie. Nelle scuole attive, si riducono i programmi annuali (-9 p.p.), ma aumentano quelli semestrali (+3 p.p.), stabili i trimestrali (+1 p.p.). Questo andamento è probabilmente dovuto al fatto che, a causa delle restrizioni legate al covid, molti programmi annuali sono stati accorciati pur di permettere agli studenti di partecipare.
Anche la mobilità in ingresso subisce un marcato calo nell’a.s. 2021/2022: solo il 19% delle scuole dichiara la presenza di studenti stranieri ospitati per almeno un trimestre. Era il 28% tre anni fa, il 26% sei anni fa. Anche in questo caso sono i programmi annuali a subire un rallentamento (-10 p.p.), stabili i semestrali e i trimestrali.
L'atteggiamento dei docenti
Ancora oggi, come in passato, il corpo docente è spaccato tra coloro che partecipano attivamente ai programmi di mobilità studentesca (siano essi individuali o di classe/gruppo) e sostengono gli studenti che partono e coloro che “subiscono” le scelte della scuola (rispettivamente 48% e 46%). Fortunatamente si è ulteriormente ridotta la già esigua minoranza di coloro che cercano di ostacolare i progetti di mobilità e dissuadere gli studenti dalla partecipazione (11% nel 2016, 9% nel 2019, 6% oggi).
Gli studenti stranieri immigrati
In termini di attività in grado di coinvolgere gli studenti stranieri immigrati in Italia e stabilmente inseriti nella scuola, tema che riguarda tre quarti degli istituti (in linea con il 2016, in calo rispetto al 2019), la maggior parte delle scuole dichiara di aver attivato corsi di italiano come seconda lingua (meno al Sud che altrove) e di trattare tematiche legate alle migrazioni nell’ambito dell’insegnamento di educazione civica o di altre materie (rispettivamente 62% e 56%). Meno di un quinto delle scuole con studenti immigrati dichiara la presenza di mediatori linguistici, più presenti negli istituti professionali (26% rispetto a una media del 18%). Attività, anche ricreative, di conoscenza e condivisione tra studenti (e famiglie) italiani e stranieri sono state organizzate solo dal 12% delle scuole.
di VALENTINA ZIN
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