Martedì si è svolto il primo incontro tra governo e sindacati sul tema delle pensioni.
Per il 2022 saranno valide le misure previste nell’attuale manovra, da quota 102, per la quale potrebbe esserci qualche ritocco a partire dai lavori gravosi, ma anche per misure a costo zero che possono cominciare ad aprire la strada alle pensioni di garanzia per i giovani.
Se dovesse andare in porto una riforma, riguarderà il 2023.
Riepilogo della situazione attuale:
Donna di 58 anni può uscire con i seguenti requisiti;
58 anni di età (59 se autonoma) e i 35 anni di contributi al 31 dicembre 2021
Dovrà accettare il taglio dell’assegno dal 20 al 30 per cento perché la pensione sarà calcolata con il metodo contributivo.
Lavoro gravoso;
63 anni di età e 36 di contributi
Impiegato che svolge un lavoro gravoso (insegnanti scuola materna, portantini, giardinieri, lavoratori delle pulizie, conduttori di veicoli e altri) e che raggiunge i 63 anni di età i 36 di contributi nel 2022: potrà lasciare il lavoro con l’Ape sociale.
Quota 102 (per il solo 2022);
64 anni di età e 38 anni di anzianità contributiva
In assenza di questa misura l’accesso alla pensione sarebbe rimasto subordinato al possesso dei requisiti previsti dalla riforma 2011 (67 anni per la vecchiaia, 41 anni e dieci mesi di contributi per le donne, requisito innalzato di un anno per gli uomini)
Per il personale del comparto scuola e Afam (alta formazione artistica e musicale), le domande di cessazione dovranno essere presentate entro il 28 febbraio 2022, con effetti dall’inizio dell’anno scolastico o accademico 2022/2023. I pubblici dipendenti che accedono alla nuova tipologia di pensione potranno avvalersi dell’anticipo del trattamento di fine servizio/rapporto, nel limite di 45mila euro lordi, a condizioni agevolate.
di CARLO VARALLO